2.6. CASTRO DENUNCIA IL TROCKISMO COME ARMA DELL'IMPERIALISMO
Sembra giusto dare la parola a Fidel Castro, che sulla questione delle voci riguardo a presunti allontanamenti tra Castro e Guevara e sul ruolo del trockijsmo a Cuba, si è espresso in maniera chiara e durissima in un lungo discorso63 nel 1966:
«C’è una cosa che voglio prendere come esempio per dimostrare come funziona l’imperialismo e i suoi agenti, e questa cosa è straordinariamente interessante. Mi riferisco alla campagna realizzata dall’imperialismo USA e dai suoi agenti in rapporto con la partenza del nostro compagno Ernesto Guevara. Penso che questa sia una questione che deve essere “presa per le corna” per chiarire alcune cose. Il compagno Ernesto Guevara, pochi rivoluzionari in questo paese e pochi rivoluzionari fuori da questo paese sanno quando se ne andò, che cosa stava facendo in quel tempo e, naturalmente, gli imperialisti sarebbero molto interessati a saperlo, con tutti i dettagli, dove sta, che sta facendo, come lo sta facendo, e, naturalmente, a quanto pare non lo sanno e se lo sanno lo nascondono molto bene. Ma, naturalmente, queste sono cose che il tempo, quando le circostanze lo permetteranno, consentirà di chiarire. Ma i rivoluzionari non hanno bisogno di queste spiegazioni, è il nemico che se ne avvale per cercare di mettere i bastoni fra le ruote e per cercare di confondere e di calunniare. Il compagno Guevara si unì a noi quando eravamo in esilio in Messico, e sempre, dal primo giorno, ha pensato, e chiaramente espresso, che quando la lotta si fosse conclusa a Cuba, aveva altri doveri che lo aspettavano altrove, e gli abbiamo sempre dato la nostra parola che per nessun interesse di Stato, nessun interesse nazionale, in nessun caso, gli avremmo chiesto di rimanere nel nostro paese, ostacolando la realizzazione di quel desiderio e della sua vocazione. E noi siamo stati ai patti e ci siamo conformati pienamente e fedelmente alla promessa fatta al compagno Guevara. Naturalmente, che se il compagno Guevara avesse lasciato il paese, lo avrebbe fatto clandestinamente, era logico che si sarebbe dovuto muovere clandestinamente, ne consegue che nessun giornalista è stato chiamato, naturalmente, che non ha dato conferenze stampa, è logico che, dati i suoi propositi non poteva che realizzarli esattamente nel modo come ha fatto. Eppure, gli imperialisti hanno cercato di approfittare della situazione e il modo come lo hanno fatto è interessante. Per questo ho portato alcune carte. […] qui c’è solo quello che hanno scritto tutti i giornali borghesi e imperialisti in relazione al caso del comandante Guevara, c'è quello che hanno scritto i giornali americani, le loro riviste, le agenzie di stampa, la stampa borghese in America Latina e in tutto il mondo. E vediamo precisamente cosa hanno fatto i principali portavoce della campagna imperialista di intrighi e calunnie contro Cuba in relazione al caso del compagno Guevara. In primo luogo, hanno utilizzato alcuni elementi ricorrenti negli ultimi decenni contro il movimento rivoluzionario. […] È un cablogramma della UPI, del 6 dicembre 1965, che dice: “Ernesto Guevara è stato ucciso dal primo ministro cubano Fidel Castro, per ordine dell’URSS, ha dichiarato Felipe Albuaguante, capo dei trockijsti messicani in una intervista a El Universal. Aggiunge che il Che è stato liquidato, per la sua insistenza nel voler mettere Cuba sotto la protezione cinese”. Questo, naturalmente, si accordava perfettamente con una campagna che gli elementi trockijsti avevano cominciato a diffondere contemporaneamente in tutto il mondo. E così, in data 22 ottobre, nel settimanale Marcha, è stato pubblicato un articolo in cui un noto teorico trockijsta, Guil Adolfo, dice che il Che ha lasciato Cuba perché ci sono discrepanze con Fidel circa il conflitto cino-sovietico e perché il Che non poteva imporre al direttivo il suo parere in merito. Afferma che il Che propugnava, confusamente, l’estensione della rivoluzione a tutto il resto dell’America Latina, in opposizione alla linea sovietica. Afferma che la leadership cubana era divisa tra l’ala conservatrice, che comprende i vecchi dirigenti del PSP, i sostenitori del Che e di Fidel e la sua squadra in una posizione oscillante centrista conciliante. Dice che il Che lasciò Cuba per la mancanza di possibilità di esprimersi e che Fidel ha paura di affrontare le masse che chiedono spiegazioni per il caso del Che. Questa stessa teoria dei trockijsti, il 31 ottobre 1965, come reporter del Nuovo Mondo, un quotidiano italiano, ha scritto un articolo chiamando la leadership cubana di filosovietismo e accusando Fidel di non riuscire a spiegare alla gente che cosa è successo politicamente con il Che. Dice che il Comandante Guevara è stato sconfitto dalla PSP e dal gruppo castrista, rimprovera al Che di non aver saputo portare le masse alla lotta per imporre la sua tesi e conclude che lo stato cubano, paralizzato dalla sua stessa politica non riesce a sostenere apertamente la rivoluzione dominicana.
E su questo ho intenzione di parlare un po’ più estesamente in seguito. Nel mese di ottobre del 1965, La Battaglia giornale, i trockijsti spagnoli, dichiara che il mistero che circonda il caso di Che Guevara è da chiarire. Dice che gli amici suppongono che la lettera letta da Castro è falsa e si chiede se è la leadership cubana a muoversi verso una sottomissione alla burocrazia del Cremlino. Nella stessa data, approssimativamente, l’organo ufficiale trockijsta argentino ha pubblicato un articolo in cui assicura che il Che è morto o imprigionato a Cuba. Dice che “è entrato in conflitto con Fidel Castro per il funzionamento dei sindacati e l’organizzazione della milizia”. Aggiunge che “il Che era contro l’integrazione del CC con i preferiti di Castro, in particolare con gli ufficiali dell’esercito, sostenitori dell’ala destra di Mosca”. Ma uno degli scritti più sporchi, più grossolani e più indecenti è stato scritto dal dirigente dell’Ufficio politico latinoamericano della Quarta Internazionale nel giornale Lotta Operaia, in Italia. In questo articolo, molto lungo, vado a leggervi solo tre paragrafi. Si comincia col dire: “Un aspetto della acutizzazione della crisi mondiale della burocrazia è l’espulsione di Guevara. Guevara è stato espulso ora, non è durata otto mesi la discussione con Guevara e non si sono trascorsi otto mesi bevendo caffè, si dice che abbiano lottato duramente, che ci siano stati morti e si dice che si sia udito un colpo di pistola. Non si può dire se abbiano ucciso Guevara, ma c’è motivo di presumere che l’abbiano ucciso. Perché Guevara non si fa vedere in pubblico? Non lo hanno presentato all’Avana per paura di conseguenze, della reazione della popolazione, ma in definitiva nascondendolo producono lo stesso effetto. La popolazione dice che Guevara non esce in pubblico, non si fa vedere. Non c’è nessuna accusa politica, ci sono anzi lodi politiche che lo riguardano. Perché non hanno presentato Guevara? Perché non ha parlato? Come è possibile che uno dei fondatori dello Stato operaio cubano, che fino a poco tempo fa correva il mondo in nome di uno Stato operaio, improvvisamente dica: mi sono annoiato della Rivoluzione cubana, voglio andare a fare la rivoluzione da un’altra parte? Inoltre, non dicono dove è andato e non si presenta. Se non vi è alcuna divergenza perché non si fa vedere. Tutti i cubani hanno sentore che ci sia una grande lotta in corso e che se questa lotta non è ancora finita significa anche che Guevara era non solo in questa lotta. Se si prendono queste misure contro Guevara è perché c’è una grande tendenza, un forte appoggio, alle sue tesi. E più l’appoggio è forte, più cresce la preoccupazione del popolo. Di recente, il governo cubano ha emesso un decreto piuttosto severo: bisogna restituire tutte le armi allo Stato. La motivazione di questo provvedimento non era stato ben compreso, ma ora è chiaro qual era lo scopo di questa risoluzione: era per contrastare l’appoggio a Guevara. Hanno paura di una sollevazione popolare”.
Un altro punto: “Perché hanno messo a tacere Guevara? Le televisioni internazionali devono effettuare una campagna pubblica in tal senso, chiedendo la comparsa di Guevara, Guevara ha diritto a difendersi e a discutere, a fare appello alle masse, a non fidarsi delle misure adottate dal governo cubano, perché sono misure burocratiche e forse di assassini. Hanno eliminato Guevara per mettere a tacere la sua lotta, han fatto tacere Guevara. Anche se la sua posizione non era coerente dal punto di vista rivoluzionario, perché si tendeva ad armonizzare le sue posizioni estremiste rivoluzionarie”.
E più avanti dice: “Ciò dimostra, non la potenza di Guevara o di un gruppo guevarista a Cuba, ma la maturità delle condizioni nel resto dei Lavoratori Uniti perché queste posizioni danno buoni frutti in poco tempo. Non si inganna l’establishment con queste manovre e pensate di questo genere. L’eliminazione di Guevara significa per l’amministrazione tentare di liquidare la base di un possibile raggruppamento di tendenza rivoluzionaria che continuino lo sviluppo della rivoluzione mondiale. Questa è la base per la liquidazione del Guevara e non solo, per il pericolo che rappresenta per Cuba, o se non altro perché comprende il resto della rivoluzione latino-americana. Il Guatemala confina con Cuba, con il programma di rivoluzione socialista e, nonostante la forza di Cuba e i discorsi del suo leader massimo Fidel Castro, non ha potuto impedire che il movimento '13 novembre' si sia trasformato in un movimento rivoluzionario e che lotta direttamente per il socialismo”.
Non è assolutamente casuale, né tanto meno, che questo signore, dirigente della Quarta Internazionale, menzioni qui con molto orgoglio il caso del Guatemala e del Movimento “Novembre 13”, proprio perché in riferimento a questo movimento l’imperialismo statunitense ha utilizzato una delle tattiche più sottili per liquidare un movimento rivoluzionario, infiltrando agenti della Quarta Internazionale, che per loro ignoranza, per ignoranza politica del loro leader, gli fecero convincere nientemeno che la rivoluzione era screditata, antistorica, che derivava da azione fraudolenta che deriva da elementi tanto comprovatamene al servizio dell’imperialismo degli Stati Uniti, così come il programma della Quarta Internazionale. Come è potuto accadere? Yong Sosa era senza dubbio un ufficiale patriottico; Yong Sosa guida il movimento di un gruppo di ufficiali del suo esercito in cui tra l’altro sono coinvolti mercenari che poi invasero Giron, e attraverso un signore che era un commerciante, e che si incaricò della parte politica del movimento, la Quarta Internazionale consentì che questo dirigente, ignorante dei grandi problemi della politica e della storia del pensiero rivoluzionario potesse, questo agente del trockijsmo, su cui non abbiamo alcun dubbio appunto che fosse un agente dell’imperialismo, redigere un periodico nel quale si copiava “dall’inizio alla fine” dal programma della Quarta Internazionale. Ciò che la Quarta Internazionale commentò rispetto a ciò fu un vero crimine contro il movimento rivoluzionario, per allontanarlo dal resto del popolo, per isolarlo dalle masse, per infettarlo con sciocchezze, con il discredito e il disgusto nauseante che oggi è il campo della politica del trockijsmo. Infatti, se nel tempo il trockijsmo rappresentò solo una posizione sbagliata, ma comunque una posizione nel campo delle idee politiche, il trockijsmo negli anni successivi diventerà uno strumento comune dell’imperialismo e della reazione. Quindi, questi signori pensano che, per esempio, in relazione al Vietnam del Sud, dove a un ampio fronte rivoluzionario ha aderito la stragrande maggioranza della popolazione, dove diversi settori della popolazione, hanno seguito da vicino tutto il movimento di liberazione nella lotta contro l’imperialismo, per i trockijsti assurdamente, ciò è controrivoluzionario, e questi signori arrivano all’audacia, all'originalità nonostante quello che vedono di fronte ai loro occhi e alla realtà della storia e del movimento rivoluzionario, di esprimersi così. Per fortuna, il movimento rivoluzionario in Guatemala si salvò. E si è salvato grazie alla chiara visione di uno degli ufficiali che assieme a Sosa aveva iniziato il movimento rivoluzionario e comprendendo quelle insensatezze, quelle stupidaggini, si separò dal Movimento “13 novembre” e con gli altri settori progressisti e rivoluzionari organizzò le Forze Armate Ribelli del Guatemala. E il giovane ufficiale che ha avuto una visione così chiara della situazione e ha rappresentato il movimento rivoluzionario del Guatemala in questa Conferenza, è il Comandante Turcios. Il Comandante Turcios ha il merito non solo di essere un portabandiera della lotta armata per la liberazione del suo popolo oppresso, ma ha anche il merito di aver salvato il movimento rivoluzionario guatemalteco da uno degli stratagemmi più sottili e più perfidi dell’imperialismo statunitense e di avere sollevato le bandiere rivoluzionarie del Guatemala, e il suo movimento anti-imperialista, riscattandolo dalle mani sporche di questi mercenari al servizio dell’imperialismo americano. E crediamo che Yong Sosa, le cui intenzioni patriottiche di iniziare la lotta non possono essere messe in dubbio, e le cui condizioni di uomo onesto sono indubitabili, per molte buone ragioni si debba dubitare della sua attitudine di dirigente rivoluzionario del Guatemala, però questa volta prenda una direzione diversa, un’altra strada e dimostri, in momenti come questi, la chiarezza di visione e l’attitudine di un leader rivoluzionario. Questa posizione dei trockijsti è la stessa che hanno adottato tutti i giornali e le agenzie pubblicitarie dell’imperialismo degli Stati Uniti, la stessa anche per quanto riguarda il caso del compagno Ernesto Guevara, tutta la stampa imperialista degli Stati Uniti, le loro agenzie di stampa, la stampa dei controrivoluzionari cubani, la stampa borghese in tutto il continente e nel resto del mondo. Allo stesso modo la calunnia e gli intrighi contro la Cuba Rivoluzionaria in relazione al caso del compagno Guevara ha fatto coincidere esattamente tutti i settori reazionari imperialisti, borghesi, tutti i calunniatori e tutti gli intriganti contro la Rivoluzione Cubana. Poiché è pacifico che solo alla reazione e solo all’imperialismo può interessare screditare la Rivoluzione Cubana, distruggere la fiducia dei movimenti rivoluzionari nella Rivoluzione Cubana, distruggere la fiducia dei popoli dell’America Latina nella Rivoluzione Cubana, distruggere la loro fede. E così non ha esitato nell’impiego delle armi più sporche e più indecenti. Lo stesso signor Guil, che posa di tanto in tanto tra gli altri intellettuali americani sulla rivista Monthly Review, degli Stati Uniti, ebbe la scelleratezza di scrivere il seguente paragrafo, che vale la pena esaminare, in relazione alla crisi di Santo Domingo. Scrisse così: “Il culmine di questa crisi deve essere stata la Rivoluzione Dominicana, dove lo Stato operaio cubano restò paralizzato dalla propria politica, senza appoggiare apertamente la rivoluzione, mentre a Cuba c’era una enorme pressione interna per una politica di sostegno attivo. Se la crisi fosse stata molto prima a Santo Domingo, Santo Domingo senza dubbio avrebbe precipitato la Rivoluzione”.
Quest’uomo ha la vigliaccheria di accusare la Rivoluzione Cubana di non dare sostegno attivo alla rivoluzione dominicana. E mentre gli imperialisti accusano Cuba, mentre gli imperialisti cercano di far valere il loro ragionamento dicendo che gli elementi di sinistra e comunisti, addestrati a Cuba, erano lì davanti alla sollevazione popolare, mentre l’imperialismo accusava Cuba e presentava la rivoluzione dominicana non come un problema interno al quel paese, ma come un problema esterno, questo signore accusa la Rivoluzione di non aver dato un appoggio attivo. Cosa si intende per appoggio attivo? Per caso si pretende che Cuba, le cui armi, le cui risorse sono note e si sa quali siano le loro caratteristiche, possa prevenire e impedire lo sbarco delle truppe americane a Santo Domingo? Cuba stessa non ha armi per difendersi con un rapporto difensivo così infinitamente inferiore agli imperialisti. E sono talmente miserabili questi signori, tanto spudorati, che cercano di incolpare Cuba per non aver impedito... Perché cos’altro significa un sostegno attivo? Perché tutto ciò che Cuba poteva fare in tali circostanze, tutto ciò che Cuba avrebbe potuto e dovuto fare, l’ha fatto. E chiedere a Cuba di impedire lo sbarco è come chiedere alla Cambogia, nel Sud-Est asiatico di evitare il bombardamento del Vietnam del Nord e di impedire l’occupazione da parte dei Marines Yankee, del Vietnam meridionale. Purtroppo, le forze di Cuba sono limitate. Però nel limite di tali forze, e in modo più ottimale e determinato possibile, nel modo più adeguato alle circostanze, ha dato e darà alla rivoluzione il suo massimo appoggio. A coloro che credono che questo paese tema gli imperialisti, a quelli che credono, in uno spirito di superiorità o di insolente delirio di superiorità su chiunque, che questo paese abbia paura degli imperialisti basterebbe anche aver vissuto un’ora qui, in questo paese, durante la crisi di ottobre, quando per la prima volta un piccolo popolo come questo in primo luogo in una piccola città come questa, è stato minacciato con una raffica massiccia di missili nucleari sul suo territorio, per vedere l’atteggiamento che questa città e il governo rivoluzionario città hanno avuto.
Si scrivono molte sciocchezze e molte esagerazioni senza senso e, soprattutto, sono scritte da irresponsabili, quando certe documentazioni non si possono rendere pubbliche. Ma un giorno l’umanità saprà e un giorno l’umanità conoscerà tutti i fatti. Sarà quel giorno, che i miserabili vedranno che non c’è mai stato nessun compagno Guevara assassinato, che si saprà quale sia stata la posizione di Cuba in quei giorni difficili e quale fu la serenità di questo popolo. Quando si capirà, non ci sarà nessuno, per insolente che sia, per provocatorio che sia, che oserà mettere in dubbio il senso di solidarietà di questo popolo e il suo valore. Valore dimostrato dalla sua condotta. Nonostante sia un paese che si trova a 90 miglia dalla metropoli imperialista, sulle cui teste peseranno grandi pericoli nella misura in cui crescerà il movimento rivoluzionario. Movimento rivoluzionario che si sviluppa per lo più con l’esempio della Rivoluzione cubana, movimento rivoluzionario in crescita, che ingigantisce, con l’esempio di Cuba, per le vittorie di Cuba, per la posizione di Cuba contro il nemico. E dobbiamo tenere a mente che, quando questo paese sfida questo pericolo, questo non è un paese con milioni di uomini sotto le armi, non si tratta di un paese con le armi termonucleari, perché qui i nostri razzi sono morali, e il numero di milioni di persone non è infinito, il numero di uomini non è infinito, ma la dignità e l’orgoglio di questa città si. E i prossimi anni saranno quelli che parleranno per noi, e saranno gli anni futuri che si incaricheranno di schiacciare i calunniatori; non a questi, che sono noti agenti degli imperialisti, ma ai confusi, agli opportunisti, che si lasciano imbrogliare e si rendono strumentali alle menzogne contro la nostra Rivoluzione».
63. F. Castro, Discorso di chiusura della Prima Conferenza di Solidarietà con i Popoli dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, consegnato il 15 gennaio 1966 presso il teatro “Chaplin” a L’Avana, Cuba e pubblicato su Cuba socialista-Gamadilavoce.it, n° 54, febbraio 1966, pp. 88-97.