24.2. IL QUADRIFOGLIO PER I GIOVANI COMUNISTI
Quello che segue è lo straordinario saluto scritto51 da Neruda per il 7º congresso della “Jota” (la gioventù del Partito Comunista del Cile, oggi organizzazione nota come JJCC), svoltosi il 19 settembre 1972 a Parigi:
«Voglio che questa lettera sia un quadrifoglio. Dedico questo quadrifoglio alla Gioventù Comunista della mia patria. La prima foglia è quella dell'allegria. I giovani devono imparare anche ad essere giovani e ciò non è così facile. Io sono stato un ragazzo in lutto. Cadde sulla mia vita la tristezza dei popoli poveri del sud, il grido della pioggia, l'intransigente solitudine. Più avanti trovai che la vita, quanto più seri sono i problemi che ci propone, quanto più difficile sia lo scoprirsi del nostro cammino, quanto più grave sia il sentimento dell'ingiustizia sociale, tante più ragioni abbiamo per sentirci degni della nostra responsabilità. Così scopriamo il cammino dell'allegria, che comincia in noi stessi e dopo vuole condividersi e distribuirsi. Lottiamo affinché la nostra allegria possa essere condivisa e distribuita in tutta la terra.
La seconda foglia è quella della coscienza. Partiamo dalla coscienza di un mondo deformato dall'interesse, dalla routine, dall'avarizia, dall'ipocrisia. Il capitalismo e l'imperialismo si coprono con una maschera che dice “mondo libero”, e sotto quella maschera si nascondono il terrore, la repressione di classe, la perversione sociale. I giovani devono partire da quella coscienza: quella di una società che dobbiamo elevare alla dignità dell'uomo, alla dignità suprema dell'uomo. E questa dignità non esisterà senza lotta comune che la renda realtà. I giovani comunisti hanno il dovere di rappresentare questa coscienza, continuare e rinnovare questa lotta e fare realtà dei sogni più antichi dell'uomo. La terza foglia è quella della sicurezza. Quando i primi comunisti hanno espresso la loro verità, furono accusati di falsi, traditori, stranieri, illusi. Oggi immense nazioni vivono nella Rivoluzione. I comunisti furono martirizzati, aggrediti, calunniati. Oggi pesano nei destini del mondo. Ieri i comunisti erano accusati come esplosivi, estremisti, furie umane. Oggi sono accusati come riformisti, pacati, prudenti. Sono gli stessi nemici di ieri quelli che vogliono detenere il cauce organizzato della Rivoluzione. Che si vestano da conservatori, fascisti, ultra-sinistra, sotto i loro vestiti c'è sempre lo stesso volto. Sanno che i comunisti hanno cambiato la storia. Essi, chi in una maniera chi nell'altra, si sono uniti nell'anticomunismo per detenerla nella sua marcia. Però la storia si muove in avanti, lasciando indietro i ritardatari e gli impazienti. La quarta foglia é quella del partito. Io ero un uomo quando entrai nella famiglia dei comunisti cileni. Avevo attraversato la solitudine. Avevo sentito e compreso tragedie, sfortune, catastrofi. Ero passato attraverso guerre e perdite, attraverso golpe e vittorie. Credevo di sapere già tutto. Però trovai, dentro al mio Partito e andando per paesi e cammini attraverso l'estensione di America e Cile, che dovevo imparare ancora molto, ed ogni giorno uomini anonimi, sconosciuti fino ad allora, mi diedero le migliori lezioni di saggezza, di rettitudine, di fermezza. Nessuno deve credersi superiore al Partito. Questo sentimento di modestia non significa vassallaggio, bensì superamento personale, apprendimento di una disciplina che ci conduce sempre alla verità. Giovani comunisti: questo è il quadrifoglio che vi mando da lontano. I miei occhi e il mio cuore rimangono in Cile. Buona Fortuna».
51. P. Neruda, Saluto scritto per il VII Congresso della Jota, Iosodipasolini.blogspot.it, Parigi 19 settembre 1972.