«Verso la fine del mese il profondo dissidio che da lungo tempo si trascinava tra la direzione dell'USPD e gli spartachisti ebbe la sua logica conclusione nella scissione. Il 30 dicembre si apri il congresso della “Lega Spartaco” che decise di trasformarsi in “Partito comunista della Germania”. Nel frattempo gli indipendenti si erano ritirati dal governo e il loro posto era stato preso dai socialdemocratici Noske, Loebel e Wissel. Il governo socialriformista diveniva intanto ogni giorno di più il baluardo della reazione; le sue collusioni con i gruppi capitalistici e militaristi erano sempre più frequenti. D'altra parte i funzionari governativi e i comandanti militari e delle polizia socialdemocratici non erano meno duri e brutali dell'estrema destra nella repressione del movimento operaio. Deciso a stroncare radicalmente ogni minaccia spartachista prima che il movimento avesse il tempo di rafforzarsi, il governo ricorse alla provocazione diretta dei lavoratori, per attirarli in manifestazioni inconsulte e quindi batterli in modo definitivo. Il 4 gennaio '19 il governo destituì dalla carica di questore di Berlino l'Indipendente Eichhorn, che godeva della fiducia popolare. Le masse incominciarono ad agitarsi spontaneamente, assumendo un atteggiamento insurrezionale. I capi spartachiani, sebbene contrari in quel momento ad un tentativo rivoluzionario che quasi certamente sarebbe stato destinato al fallimento, non videro tuttavia altra alternativa che quella di prendere nelle loro mani la direzione del movimento ormai avviato, per coordinare l'azione delle masse e dare ad esse un indirizzo preciso. Dal 6 al 13 gennaio si ebbe la “settimana rossa”, durante la quale la rivoluzione spartachista divampò per tutta la Germania. Duri e sanguinosi combattimenti furono impegnati dovunque tra gli insorti e le truppe governative, comandate dal socialdemocratico Noske. Gli spartachiani occuparono le principali stazioni ferroviarie del Paese e si impadronirono delle città di Lipsia e Stoccarda, nonché di numerosi quartieri e punti strategici di Berlino. Il loro slancio rivoluzionario tuttavia non poteva andare al di là di un certo limite, rappresentato dalla scarsità numerica, dall'inesperienza e dalle deficienze organizzative, nonché da una certa forma di primitivo estremismo e di settarismo, che si rivelò dannosissimo».