Il riformista Scheidemann, facendosi portavoce del pensiero della borghesia, parlò di “libera repubblica tedesca”, dimostrando di considerare ormai realizzati, con il raggiungimento di questa, gli scopi della rivoluzione. Ad esso si contrappose la posizione degli spartachisti, che invece consideravano la repubblica democratica come un primo passo verso la costituzione di una repubblica socialista: il che significava che la rivoluzione aveva per essi tutt'altro che esaurito i suoi compiti. Il 13 novembre venne formato un governo provvisorio, composto da elementi socialdemocratici dello SPD e dello USPD (indipendenti). Mentre i primi sostenevano la necessità di convocare al più presto un'assemblea costituente e di delegare ad essa tutti i poteri, i secondi ritenevano che avrebbe potuto formarsi una ripartizione dei poteri tra Costituente e “Consigli”. Gli spartachiani, che erano rimasti fuori dal governo, richiedevano invece tutto il potere ai Soviet, che ormai erano diffusi in ogni parte del Paese. Il 19 novembre il governo emise un decreto per il quale ai Soviet (che peraltro, nella loro grande maggioranza erano dominati da elementi socialdemocratici moderati) veniva riconosciuta una semplice funzione di controllo. Per tutto il mese di novembre e dicembre si andarono moltiplicando le agitazioni e gli scioperi, con scontri continui e spesso cruenti tra dimostranti e truppe. Le votazioni tenute il giorno 15 per eleggere i delegati al congresso nazionale dei “Consigli degli Operai e dei Soldati” diedero i seguenti risultati: socialdemocratici 228 socialdemocratici indipendenti 87, democratici radicalsocialisti 47, senza partito 63. Il giorno seguente fu inaugurato il Congresso, ma Liebknecht e la Luxemburg non poterono parteciparvi neanche come osservatori, lasciati fuori dalla maggioranza riformista dell'Assemblea. Una grande dimostrazione condotta dagli spartachisti e alla quale parteciparono ben 250 mila scioperanti, mise tragicamente in luce la divisione della classe operaia e la sconfitta che per questa divisione si preparava. Il 20 dicembre i Soviet rappresentati al Congresso sottoscrissero la loro fine, respingendo una proposta di mantenimento del sistema dei “Consigli”».