2.07. DALLO STRAGISMO AL TERRORISMO ROSSO
Gli anni '70 non si possono comprendere se non sulla scia degli eventi avvenuti nel biennio 1968-69, durante i quali in tutto il mondo, ma ancor più in Italia, una serie impressionante di movimenti giovanili e operai scuote profondamente l'assetto politico, culturale, economico e sociale del paese. Entrambi i movimenti, pur non essendo direttamente controllati dalle organizzazioni politiche e sindacali di sinistra (anzi spesso queste vengono esplicitamente disprezzate e ripudiate), si caratterizzano secondo valori, programmi e ideologie riconducibili alla sinistra marxista, operaista e comunista. Benché i due movimenti siano originariamente autonomi e indipendenti, non passa molto tempo prima che entrino in contatto, sia per volontà politica degli studenti, sia tramite nuove organizzazioni politiche che a posteriori sono state denominate complessivamente come «Nuova Sinistra», anche se caratterizzate in realtà da un modello organizzativo non così nuovo bensì rifacentesi al leninismo, secondo una logica rivoluzionaria.
I movimenti di protesta operai, più o meno politicizzati, intraprendono spesso autonomamente numerose lotte tramite scioperi, occupazioni, auto-organizzazioni, mettendo in discussione le strutture sindacali tradizionali e obbligandole a radicalizzarsi (rendendosi autonome anch'esse dai partiti di riferimento) nelle rivendicazioni e nelle modalità di gestione del conflitto. Il risultato è l'“autunno caldo” del 1969, durante il quale quasi un milione e mezzo di operai sono chiamati allo sciopero in tutta Italia, cogliendo gli imprenditori alla sprovvista e ottenendo importanti vittorie concretizzatesi nella firma di un nuovo contratto nazionale in cui vengono garantiti aumenti salariali uguali per tutti, la riduzione della settimana lavorativa a 40 ore, il diritto ad organizzare assemblee all'interno delle fabbriche nelle ore lavorative e particolari concessioni agli apprendisti e ai lavoratori studenti46. Sull'onda di questo imponente movimento operaio nasce quello che viene oggi definito il «decennio rosso»47, ossia un periodo di intensa conflittualità socio-economica (non solo in Italia ma un po' in tutta Europa occidentale) a cui segue ovunque una fervente attività legislativa e riformista e che a livello politico consente un'ascesa anche elettorale soprattutto di forze di sinistra riconducibili al marxismo. Questo “autunno caldo” viene chiuso bruscamente dalla bomba di Piazza Fontana. Nonostante le indagini iniziali puntino il dito contro settori anarchici e dell'estrema sinistra emerge ben presto nell'opinione pubblica e nella stampa di sinistra l'individuazione della matrice politica di estrema destra dell'attentato, favorito da settori deviati dello Stato e dei servizi segreti.
Gli anni '70 iniziano di fatto con questo evento che segna l'avvio della stagione del terrorismo e di quella che è passata alle cronache come «strategia della tensione».
Il senso profondo dell'operazione è spiegato bene da De Bernardi e Ganapini48:
I movimenti di protesta operai, più o meno politicizzati, intraprendono spesso autonomamente numerose lotte tramite scioperi, occupazioni, auto-organizzazioni, mettendo in discussione le strutture sindacali tradizionali e obbligandole a radicalizzarsi (rendendosi autonome anch'esse dai partiti di riferimento) nelle rivendicazioni e nelle modalità di gestione del conflitto. Il risultato è l'“autunno caldo” del 1969, durante il quale quasi un milione e mezzo di operai sono chiamati allo sciopero in tutta Italia, cogliendo gli imprenditori alla sprovvista e ottenendo importanti vittorie concretizzatesi nella firma di un nuovo contratto nazionale in cui vengono garantiti aumenti salariali uguali per tutti, la riduzione della settimana lavorativa a 40 ore, il diritto ad organizzare assemblee all'interno delle fabbriche nelle ore lavorative e particolari concessioni agli apprendisti e ai lavoratori studenti46. Sull'onda di questo imponente movimento operaio nasce quello che viene oggi definito il «decennio rosso»47, ossia un periodo di intensa conflittualità socio-economica (non solo in Italia ma un po' in tutta Europa occidentale) a cui segue ovunque una fervente attività legislativa e riformista e che a livello politico consente un'ascesa anche elettorale soprattutto di forze di sinistra riconducibili al marxismo. Questo “autunno caldo” viene chiuso bruscamente dalla bomba di Piazza Fontana. Nonostante le indagini iniziali puntino il dito contro settori anarchici e dell'estrema sinistra emerge ben presto nell'opinione pubblica e nella stampa di sinistra l'individuazione della matrice politica di estrema destra dell'attentato, favorito da settori deviati dello Stato e dei servizi segreti.
Gli anni '70 iniziano di fatto con questo evento che segna l'avvio della stagione del terrorismo e di quella che è passata alle cronache come «strategia della tensione».
Il senso profondo dell'operazione è spiegato bene da De Bernardi e Ganapini48:
«L'attentato alla Banca dell'agricoltura aveva avuto il compito di diffondere il panico, di far credere che le lotte sociali preludessero all'eversione violenta. Una volta smontata questa accusa, i conservatori avrebbero potuto comunque sbandierare un'altra tesi: c'erano “opposti estremismi”, di destra e di sinistra, contro i quali bisognava egualmente combattere. E ogni sciopero, ogni protesta, ogni manifestazione venivano additate come pericolosi disordini sociali, a prescindere dalla motivazione e dalle stesse forme in cui si realizzavano».Da qui origina anche la teoria degli «opposti estremismi» (MSI e PCI), lanciata successivamente dalla DC per riproporsi con forza, agli occhi di un'opinione pubblica sgomenta, come il pilastro dell'ordine democratico aggredito dalla sovversione di destra e di sinistra. Il rischio della minaccia comunista convince anche gli USA a intervenire seriamente nelle vicende italiane. L'interventismo statunitense nella politica italiana era avvenuto in maniera pressoché continua dal secondo dopoguerra in avanti, ma assume una dimensione inedita a partire dal 1970, quando l'ambasciatore statunitense a Roma Graham Martin si fa carico di rimettere in atto una forte attività clandestina in Italia. Come abbiamo già visto con Tim Weiner49, «dopo aver ricevuto l'approvazione formale della Casa Bianca, Martin [ambasciatore statunitense a Roma, ndr] sovrintese alla distribuzione di 25 milioni di dollari ai democristiani e ai neofascisti italiani», una parte «ai partiti, una parte a singoli individui». L'obiettivo degli statunitensi è rafforzare l'ala conservatrice della DC guidata da Giulio Andreotti. Ma «il finanziamento occulto dell'estrema destra alimentò un fallito tentativo di colpo di Stato neofascista nel 1970», ed è usato inoltre per «finanziare operazioni clandestine della destra, comprese stragi terroristiche la cui responsabilità i servizi segreti italiani addossarono all'estrema sinistra». L'interventismo attivo degli USA in molteplici manovre poco chiare è un dato che emerge dalle prime conclusioni fatte dalla Commissione Parlamentare50 che negli anni '90 analizzerà il contesto storico precedente allo stragismo:
«Nell'iniziare a delineare, con riferimento al dopoguerra, il contesto in cui, un quarto di secolo più tardi, conflagreranno le fiammate del terrorismo e dello stragismo, appare più possibile alla Commissione trarre, sulla base di quanto si è esposto, alcune preliminari conclusioni:Finanziato e sostenuto dagli statunitensi, il terrorismo di destra manifesta la sua maggiore vitalità proprio nel primo lustro degli anni '70. Tra il 1969 e il 1975 si ha infatti una netta prevalenza di comportamenti violenti imputabili a gruppi di destra, con cifre pari al 95% tra il 1969 e il 1973, all'85% nel 1974, al 61% nel 197551. Nello specifico le stragi più importanti di questo periodo sono quelle di Gioia Tauro (22 luglio 1970, 6 morti e 72 feriti), Petano di Sagrado (31 maggio 1972, 3 morti e un ferito), questura di Milano (17 maggio 1973, 4 morti e 46 feriti), Brescia in Piazza della Loggia (28 maggio 1974, 8 morti e 103 feriti), treno Italicus (4 agosto 1974, 12 morti e 44 feriti)52. Come ricorda Giovanni De Luna, «per nessuna di queste stragi […] è stato trovato un colpevole in chiave giudiziaria», il che porta lo storico a concludere che la prima spiegazione stia nel fatto che «in tutti questi episodi sono implicati uomini dello Stato. Lo Stato ha quindi rinunciato a fare giustizia ogni volta che si profilava un coinvolgimento dei suoi apparati»53. Il protagonismo del neofascismo ottiene anche un vasto consenso di quella che viene presto chiamata «maggioranza silenziosa», che si manifesta ad esempio nella vera e propria rivolta di Reggio Calabria del 1970, cavalcata vittoriosamente da un MSI che ottiene una travolgente vittoria elettorale nel '71 alle elezioni amministrative nelle città del Sud. Anche un po' più a Nord il movimento sociale cresce irresistibilmente (a Roma raggiunge il 16,2%). A mobilitarsi sono alcune fasce della società che scendono in piazza per chiedere «ordine», per dire «basta» agli scioperi operai, alle occupazioni delle università, alle agitazioni dei gruppi extraparlamentari, insomma a quello stato di permanente disordine ormai quotidiano.
-è certo che già negli ultimi anni del conflitto mondiale furono stretti rapporti tra settori politici e istituzionali e il potere mafioso.
-è fortemente probabile che tali rapporti siano proseguiti nei decenni successivi.
-è certo che nell'immediato dopoguerra furono costituite strutture paramilitari segrete operative soprattutto nella parte Nord orientale del paese.
-è certo che a tali organizzazioni furono assegnati compiti non solo difensivi, ma anche informativi e di controinsorgenza.
-è certo che nel medesimo arco temporale sorsero nel paese organizzazioni di natura privata in funzione anticomunista.
-è probabile che il sorgere di tali organizzazioni sia stato favorito anche con aiuti finanziari da parte degli Stati Uniti.
-è altamente probabile che all'interno dell'organizzazione del Ministero dell'Interno siano state costituite strutture che, al di là di compiti istituzionali apparentemente loro affidati, perseguissero analoghe finalità.
-è probabile un accentuato parallelismo operativo tra le anzidette strutture pubbliche e private.
-è indubbio che tali certezze e tali elevate probabilità obbedissero ad un unico, quanto inequivoco, disegno strategico.
-con la ovvia conseguenza della intrinseca debolezza di un quadro democratico, che mentre apparentemente andava consolidandosi, continuava a posare su fragili basi perché a livello occulto costantemente posto in discussione, si dà apparire sostanzialmente a rischio di tenuta».
La saldatura tra missini e settori rispettabili della borghesia “d'ordine” preoccupa la DC, che per gettare discredito sui neofascisti si decide a denunciare un tentativo golpista avvenuto qualche mese prima: Junio Valerio Borghese, ex comandante della X Mas durante la repubblica di Salò, con un battaglione di guardie forestali e un gruppo di ex paracadutisti, aveva occupato nel dicembre 1970 alcuni locali del Ministero dell'Interno, immediatamente sgomberati dalla polizia. L'episodio, pur nella sua gravità, era passato sotto silenzio; ma adesso fa comodo pubblicizzarlo soprattutto per delegittimare il neofascismo agli occhi dell'opinione pubblica54. Secondo Ginsborg, «Borghese era chiaramente un avventuriero senza molti appoggi, ma ancora una volta emersero prove sconcertanti circa i suoi legami con settori dell'esercito e dei servizi segreti. Nel 1974, dopo molti rinvii, quattro generali vennero accusati di complicità nel tentato colpo di stato di Borghese; uno di essi era Vito Miceli, il capo dei servizi segreti. Nel processo che seguì vennero tutti assolti»55. Giannuli riconduce tale processo, svoltosi nel 1974, alla scoperta dell'organizzazione clandestina “Rosa dei Venti”, che avrebbe preparato un altro tentativo di colpo di Stato nella primavera del 1973, con identiche connessioni tra neofascismo e servizi segreti56. Nonostante il “caso Borghese”, il MSI nelle elezioni Politiche del 1972 diventa il quarto partito italiano, mettendo in allarme gli animi più sensibili all'eredità della Resistenza partigiana antifascista.
In questi anni a livello politico-parlamentare la risposta data si concretizza nell'elezione, appoggiata dai fascisti, del notabile democristiano Giovanni Leone alla presidenza della Repubblica (1971), segno di un ritorno centrista della DC; nel 1972 viene formato il governo Andreotti-Malagodi (cioè democristiani e liberali) che sembra mettere in soffitta il pur timido riformismo del centro-sinistra degli anni precedenti. In questo clima, se da un lato ci sono «le forze oscure delle trame nere e delle stragi di stato»57 dall'altro cominciano a sorgere per reazione i primi nuclei di formazioni che assumono il nome di Brigate rosse (presto affiancate da altre organizzazioni). È stato segnalato come la storia delle Brigate Rosse coincida inizialmente solo limitatamente con il movimento universitario, nonostante che la gran parte dei suoi membri maturino tali scelte da discussioni in collettivi studenteschi.
Tutte le azioni della neoformazione armata saranno piuttosto indirizzate alla fabbrica e al lavoro, caratterizzandone quindi la natura operaia e comunista, di cui si rivendica l'appartenenza ricollegandosi al mito della “Resistenza tradita”, affermando la propria appartenenza all'esperienza gappista partigiana, godendo per questo anche di un certo consenso ideologico (anche se non fattuale) da parte di vasti gruppi della classe operaia58.
Secondo diversi storici la nascita del terrorismo rosso nasce però anzitutto come reazione antifascista e difensiva alla violenza dello stragismo e dell'eversione autoritaria condotta dallo Stato e dalla galassia neofascista59. Aldo Giannuli ricorda come nell'estate del 1972, in seguito all'omicidio del commissario Calabresi, vengano denunciati centinaia di militanti di varie formazioni dell'estrema sinistra, paventandosi anche la possibilità di renderle integralmente fuorilegge60. È in questo clima che si allarga ed estende il reclutamento delle formazioni di sinistra che vedono nella lotta armata l'unica risposta rimasta da dare nel contesto vigente. Dal 1973 pesa anche la questione energetica per gli sviluppi internazionali che hanno ripercussioni estremamente negative sull'economia italiana e sull'ulteriore spaesamento culturale e sociale che questi avvenimenti producono nel paese.
Il disorientamento nei gruppi della “nuova sinistra” si collega con il fallimento dell'opzione elettoralistica tentata nelle elezioni Politiche del 1972. La chiusura e lo sbandamento di organizzazioni come Potere Operaio o Lotta Continua negli anni seguenti costituiranno uno dei settori di reclutamento per le Brigate Rosse, la cui data di nascita è il 1970, anche se «la loro prima azione clamorosa è il rapimento di un dirigente dell'azienda Sit-Siemens nel 1972»61. Secondo Giannuli la decisione di porre fine alla strategia della tensione da parte della borghesia italiana e delle forze riconducibili agli USA e alla NATO viene meno soltanto tra 1973 e 1974, in un mutato clima internazionale e nella constatazione della necessità di scendere a patti con le sempre più combattive forze operaie e le loro organizzazioni (alludendo in particolare al PCI)62. Ciò non impedisce alcuni “colpi di coda” di settori neofascisti, che sfociano nelle stragi di Piazza della Loggia e dell'Italicus del 1974.
L'annata è caratterizzata inoltre dalla scoperta degli ennesimi scandali di corruzione (lo “scandalo dei petroli” e il caso Lockheed) che nel 1974 mettono in crisi il partito democristiano.63 Questi eventi spiegano la radicalizzazione delle BR che dall'inizio del 1974 cambiano metodo, sequestrando il giudice di Genova Mario Sossi e raggiungendo così una certa notorietà a livello nazionale64. In reazione all'avanzata sempre più dilagante del terrorismo rosso. il 22 maggio 1975 viene approvata la legge Reale sull'ordine pubblico che autorizza le perquisizioni personali anche senza il permesso del magistrato, rende più facile l'uso di armi da fuoco da parte delle forze dell'ordine, allarga il ventaglio di possibilità per infliggere il soggiorno obbligato e consente una serie di altre misure restrittive.
Per le sinistre extraparlamentari è un passo avanti nella “fascistizzazione dello Stato”.
L'appoggio del PCI alla legge, unita alla sua politica di alleantismo con la DC, considerata connivente dello stragismo, alimenta ulteriormente il distacco dei movimenti sociali dalla politica istituzionale e l'escalation di violenza nell'adesione alla lotta armata di svariati militanti, che iniziano a concepire il progetto di lottare non più soltanto per uno scopo difensivo, ma direttamente per l'abbattimento rivoluzionario dello Stato borghese e l'avvento di una rivoluzione socialista65.
Tutte le azioni della neoformazione armata saranno piuttosto indirizzate alla fabbrica e al lavoro, caratterizzandone quindi la natura operaia e comunista, di cui si rivendica l'appartenenza ricollegandosi al mito della “Resistenza tradita”, affermando la propria appartenenza all'esperienza gappista partigiana, godendo per questo anche di un certo consenso ideologico (anche se non fattuale) da parte di vasti gruppi della classe operaia58.
Secondo diversi storici la nascita del terrorismo rosso nasce però anzitutto come reazione antifascista e difensiva alla violenza dello stragismo e dell'eversione autoritaria condotta dallo Stato e dalla galassia neofascista59. Aldo Giannuli ricorda come nell'estate del 1972, in seguito all'omicidio del commissario Calabresi, vengano denunciati centinaia di militanti di varie formazioni dell'estrema sinistra, paventandosi anche la possibilità di renderle integralmente fuorilegge60. È in questo clima che si allarga ed estende il reclutamento delle formazioni di sinistra che vedono nella lotta armata l'unica risposta rimasta da dare nel contesto vigente. Dal 1973 pesa anche la questione energetica per gli sviluppi internazionali che hanno ripercussioni estremamente negative sull'economia italiana e sull'ulteriore spaesamento culturale e sociale che questi avvenimenti producono nel paese.
Il disorientamento nei gruppi della “nuova sinistra” si collega con il fallimento dell'opzione elettoralistica tentata nelle elezioni Politiche del 1972. La chiusura e lo sbandamento di organizzazioni come Potere Operaio o Lotta Continua negli anni seguenti costituiranno uno dei settori di reclutamento per le Brigate Rosse, la cui data di nascita è il 1970, anche se «la loro prima azione clamorosa è il rapimento di un dirigente dell'azienda Sit-Siemens nel 1972»61. Secondo Giannuli la decisione di porre fine alla strategia della tensione da parte della borghesia italiana e delle forze riconducibili agli USA e alla NATO viene meno soltanto tra 1973 e 1974, in un mutato clima internazionale e nella constatazione della necessità di scendere a patti con le sempre più combattive forze operaie e le loro organizzazioni (alludendo in particolare al PCI)62. Ciò non impedisce alcuni “colpi di coda” di settori neofascisti, che sfociano nelle stragi di Piazza della Loggia e dell'Italicus del 1974.
L'annata è caratterizzata inoltre dalla scoperta degli ennesimi scandali di corruzione (lo “scandalo dei petroli” e il caso Lockheed) che nel 1974 mettono in crisi il partito democristiano.63 Questi eventi spiegano la radicalizzazione delle BR che dall'inizio del 1974 cambiano metodo, sequestrando il giudice di Genova Mario Sossi e raggiungendo così una certa notorietà a livello nazionale64. In reazione all'avanzata sempre più dilagante del terrorismo rosso. il 22 maggio 1975 viene approvata la legge Reale sull'ordine pubblico che autorizza le perquisizioni personali anche senza il permesso del magistrato, rende più facile l'uso di armi da fuoco da parte delle forze dell'ordine, allarga il ventaglio di possibilità per infliggere il soggiorno obbligato e consente una serie di altre misure restrittive.
Per le sinistre extraparlamentari è un passo avanti nella “fascistizzazione dello Stato”.
L'appoggio del PCI alla legge, unita alla sua politica di alleantismo con la DC, considerata connivente dello stragismo, alimenta ulteriormente il distacco dei movimenti sociali dalla politica istituzionale e l'escalation di violenza nell'adesione alla lotta armata di svariati militanti, che iniziano a concepire il progetto di lottare non più soltanto per uno scopo difensivo, ma direttamente per l'abbattimento rivoluzionario dello Stato borghese e l'avvento di una rivoluzione socialista65.
La situazione europea nel 1975-76 è inoltre causa di forte preoccupazione per gli USA: «il Portogallo era nella stretta della rivoluzione, in Spagna il regime di Franco era agli sgoccioli, in Francia la sinistra unita sembrava sul punto di prendere il potere; Grecia e Turchia erano ai ferri corti per Cipro, e adesso in Italia la DC sembrava alla vigilia di dover vedere il potere ai comunisti»66. È in questo clima che si va a votare per le elezioni Politiche del 1976, in cui si paventa il possibile sorpasso del PCI ai danni della DC. In tale contesto sia la Gran Bretagna che gli USA studiano la possibilità di mettere in atto un colpo di Stato nel caso in cui questa situazione si verifichi. La vittoria del PCI non è però tale da attuare il “sorpasso” sulla DC e i successivi governi frustrano le istanze di un movimento giovanile sempre più ampio e radicalizzato che nel 1977 arriva a sparare nelle città. Questo è l'anno di punta delle BR, che ha iniziato ad utilizzare l'omicidio politico a fine dichiarato della propria azione dal 197667, e pesca ormai a piene mani nel sempre più ampio mondo della “autonomia” che non si riconosce più nel PCI, accomunato alla «partitocrazia».
Le azioni delle BR di altri gruppi diventano sempre più ampie: espropri proletari, rapine per autofinanziamento, minacce, pestaggi, “strategia della P38”. In quest'anno si registra un picco nell'escalation della violenza terrorista: 7 persone vengono uccise e 40 ferite. Tra le vittime ci sono personaggi di prestigio del giornalismo – Montanelli che viene “gambizzato” e il vice direttore della Stampa, Casalegno, che viene assassinato.
Secondo la Colarizi «le BR stanno attuando il primo tempo della “strategia dell'annientamento” che punta a seminare il terrore tra i “servi dello Stato”, nei settori della classe dirigente pilastro dell'ordine istituzionale; la seconda fase prevede l'attacco diretto al potere politico che scatta l'anno successivo, 1978, con il rapimento di Moro»68.
Ginsborg ritiene che «le Brigate Rosse speravano che il movimento del '77 sarebbe stata l'occasione attraverso la quale il terrorismo sarebbe diventato un fenomeno di massa. Se ciò fosse avvenuto non vi è alcun dubbio che la Repubblica non sarebbe sopravvissuta nella sua forma attuale»69. Niente di tutto ciò si realizza quando il 16 marzo 1978 le BR rapiscono (uccidendo i cinque uomini della scorta) il presidente della DC Aldo Moro, nel giorno in cui si vota la fiducia al nuovo governo Andreotti sul quale il PCI si riserva di decidere fino all'ultimo. Sono molti i punti rimasti oscuri della vicenda, su cui si sono versati fiumi di inchiostro70. La constatazione che più interessa in quest'analisi è che questo rappresenta l'ultimo momento di gravissima crisi istituzionale attraversato da un paese che, pur rifiutando con un'ampia mobilitazione popolare l'azione terroristica delle BR, non accetta di schierarsi in maniera compatta con uno Stato accusato di corruzione e connivenza con lo stragismo. Sono molte le voci anche famose (tra cui lo scrittore Leonardo Sciascia) che si identificano nello slogan «né con lo Stato né con le BR», che trova un consenso non indifferente soprattutto nella classe operaia. È indubbio però che l'uccisione di Moro, avvenuta il 9 maggio 1978, segni la fine “politica” delle BR e il conseguente declino organizzativo e di ampio consenso sociale che l'aveva fino a quel momento caratterizzato.
Le Brigate Rosse e altri gruppi affiliati avrebbero continuato ad uccidere (29 persone nel 1978, 22 nel 1979, 30 nel 1980), ma in un isolamento sempre maggiore che ne sancirà l'incapacità evidente di mettere in discussione la sopravvivenza dello Stato democratico, che negli anni a venire riuscirà anzi a recuperare credibilità tra le masse grazie allo spessore morale del nuovo presidente della Repubblica Sandro Pertini (1978-85). Gli strascichi della crisi istituzionale proseguiranno a lungo, sopendosi del tutto solo nel corso degli anni '8071.
Il declino delle BR si accompagna a quello della proposta “istituzionale” del PCI, e ad un generale riflusso conservatore che prende il sopravvento in tutta Europa nei biennio 1979-80. L'ondata conservatrice si concretizza anche in Italia nella simbolica “marcia dei 40 mila” dirigenti, capisquadra, impiegati e operai FIAT di Torino che nel 1980 si oppongono al prosieguo di uno sciopero durato 34 giorni. Questo evento segna l'inversione di tendenza in una conflittualità sociale e operaia rimasta viva per tutto il decennio, ponendo le basi per una vera e propria svolta socio-culturale e politica che caratterizzerà in senso inverso il decennio degli '80s72. In questi ultimi scampoli di decennio rimangono ancora alcuni fatti importanti e degni di nota che offrono ulteriori argomenti residui ai brigatisti nella violazione pericolosa di basilari diritti civili: il 7 aprile del 1979 vengono arrestati e detenuti per anni numerosi docenti (tra questi il nome più famoso quello di Antonio Negri), intellettuali e studenti sospettati di terrorismo e accusati con una serie di accuse dimostratesi negli anni completamente false73. Su altri terreni, in dimensioni altrettanto oscure, c'è chi tesse negli stessi anni progetti di eversione e intanto lucra su speculazioni illecite, utilizzando l'assassinio per porre a tacere chi indaga. Si tratta della vicenda della loggia massonica segreta P2, emersa nel 1981 nel corso di un'indagine sul banchiere Michele Sindona, responsabile del fallimento del Banco Ambrosiano con Roberto Calvi (morto in circostanze tuttora non chiarite a Londra l'anno successivo). Sindona, a sua volta avvelenato in carcere nel 1986, è anche giudicato come il mandante dell'assassinio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli (settembre 1979), liquidatore del Banco.
Sulla P2 un'indagine parlamentare ha accertato la responsabilità di piani diretti e un'eversione in senso autoritario dello Stato; il suo capo, Licio Gelli, è stato oggetto di diverse condanne (nonché di una successiva e assai discussa assoluzione); la loggia P2 compare più volte in connessione allarmante con le stragi attribuibili alla destra eversiva nel corso degli anni Ottanta (la bomba alla stazione di Bologna, 2 agosto 1980, che fa 85 morti e 200 feriti; la strage del treno Italicus, 23 dicembre 1984, che fa 15 morti e 267 feriti)74. Altissimo in definitiva è stato il prezzo di sangue pagato dal paese nel periodo più acuto della crisi, dal 1969 al 1980: 362 morti e 4490 feriti.75
Le azioni delle BR di altri gruppi diventano sempre più ampie: espropri proletari, rapine per autofinanziamento, minacce, pestaggi, “strategia della P38”. In quest'anno si registra un picco nell'escalation della violenza terrorista: 7 persone vengono uccise e 40 ferite. Tra le vittime ci sono personaggi di prestigio del giornalismo – Montanelli che viene “gambizzato” e il vice direttore della Stampa, Casalegno, che viene assassinato.
Secondo la Colarizi «le BR stanno attuando il primo tempo della “strategia dell'annientamento” che punta a seminare il terrore tra i “servi dello Stato”, nei settori della classe dirigente pilastro dell'ordine istituzionale; la seconda fase prevede l'attacco diretto al potere politico che scatta l'anno successivo, 1978, con il rapimento di Moro»68.
Ginsborg ritiene che «le Brigate Rosse speravano che il movimento del '77 sarebbe stata l'occasione attraverso la quale il terrorismo sarebbe diventato un fenomeno di massa. Se ciò fosse avvenuto non vi è alcun dubbio che la Repubblica non sarebbe sopravvissuta nella sua forma attuale»69. Niente di tutto ciò si realizza quando il 16 marzo 1978 le BR rapiscono (uccidendo i cinque uomini della scorta) il presidente della DC Aldo Moro, nel giorno in cui si vota la fiducia al nuovo governo Andreotti sul quale il PCI si riserva di decidere fino all'ultimo. Sono molti i punti rimasti oscuri della vicenda, su cui si sono versati fiumi di inchiostro70. La constatazione che più interessa in quest'analisi è che questo rappresenta l'ultimo momento di gravissima crisi istituzionale attraversato da un paese che, pur rifiutando con un'ampia mobilitazione popolare l'azione terroristica delle BR, non accetta di schierarsi in maniera compatta con uno Stato accusato di corruzione e connivenza con lo stragismo. Sono molte le voci anche famose (tra cui lo scrittore Leonardo Sciascia) che si identificano nello slogan «né con lo Stato né con le BR», che trova un consenso non indifferente soprattutto nella classe operaia. È indubbio però che l'uccisione di Moro, avvenuta il 9 maggio 1978, segni la fine “politica” delle BR e il conseguente declino organizzativo e di ampio consenso sociale che l'aveva fino a quel momento caratterizzato.
Le Brigate Rosse e altri gruppi affiliati avrebbero continuato ad uccidere (29 persone nel 1978, 22 nel 1979, 30 nel 1980), ma in un isolamento sempre maggiore che ne sancirà l'incapacità evidente di mettere in discussione la sopravvivenza dello Stato democratico, che negli anni a venire riuscirà anzi a recuperare credibilità tra le masse grazie allo spessore morale del nuovo presidente della Repubblica Sandro Pertini (1978-85). Gli strascichi della crisi istituzionale proseguiranno a lungo, sopendosi del tutto solo nel corso degli anni '8071.
Il declino delle BR si accompagna a quello della proposta “istituzionale” del PCI, e ad un generale riflusso conservatore che prende il sopravvento in tutta Europa nei biennio 1979-80. L'ondata conservatrice si concretizza anche in Italia nella simbolica “marcia dei 40 mila” dirigenti, capisquadra, impiegati e operai FIAT di Torino che nel 1980 si oppongono al prosieguo di uno sciopero durato 34 giorni. Questo evento segna l'inversione di tendenza in una conflittualità sociale e operaia rimasta viva per tutto il decennio, ponendo le basi per una vera e propria svolta socio-culturale e politica che caratterizzerà in senso inverso il decennio degli '80s72. In questi ultimi scampoli di decennio rimangono ancora alcuni fatti importanti e degni di nota che offrono ulteriori argomenti residui ai brigatisti nella violazione pericolosa di basilari diritti civili: il 7 aprile del 1979 vengono arrestati e detenuti per anni numerosi docenti (tra questi il nome più famoso quello di Antonio Negri), intellettuali e studenti sospettati di terrorismo e accusati con una serie di accuse dimostratesi negli anni completamente false73. Su altri terreni, in dimensioni altrettanto oscure, c'è chi tesse negli stessi anni progetti di eversione e intanto lucra su speculazioni illecite, utilizzando l'assassinio per porre a tacere chi indaga. Si tratta della vicenda della loggia massonica segreta P2, emersa nel 1981 nel corso di un'indagine sul banchiere Michele Sindona, responsabile del fallimento del Banco Ambrosiano con Roberto Calvi (morto in circostanze tuttora non chiarite a Londra l'anno successivo). Sindona, a sua volta avvelenato in carcere nel 1986, è anche giudicato come il mandante dell'assassinio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli (settembre 1979), liquidatore del Banco.
Sulla P2 un'indagine parlamentare ha accertato la responsabilità di piani diretti e un'eversione in senso autoritario dello Stato; il suo capo, Licio Gelli, è stato oggetto di diverse condanne (nonché di una successiva e assai discussa assoluzione); la loggia P2 compare più volte in connessione allarmante con le stragi attribuibili alla destra eversiva nel corso degli anni Ottanta (la bomba alla stazione di Bologna, 2 agosto 1980, che fa 85 morti e 200 feriti; la strage del treno Italicus, 23 dicembre 1984, che fa 15 morti e 267 feriti)74. Altissimo in definitiva è stato il prezzo di sangue pagato dal paese nel periodo più acuto della crisi, dal 1969 al 1980: 362 morti e 4490 feriti.75
46. P. Ginsborg, Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi, Einaudi, Torino 2006, pp. 412-433.
47. Ad esempio C. Cornelissen, B. Mantelli, P. Terhoeven, Il decennio rosso: contestazione sociale e conflitto politico in Germania e in Italia negli anni Sessanta e Settanta, Il Mulino, Bologna 2012.
48. A. De Bernardi & L. Ganapini, Storia d'Italia. 1860-1995, Mondadori, Milano 1996, p. 489.
49. T. Weiner, CIA, cit., pp. 290-292.
50. Parlamento. Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, L'Italia delle Stragi, vol. I - Da Portella della Ginestra alla strategia della tensione della relazione della Commissione Stragi, Il Minotauro, Milano 1997, p. 35.
51. G. De Luna, Le ragioni di un decennio. 1969-1979. Militanza, violenza, sconfitta, memoria, Feltrinelli, Milano 2009, p. 70.
52. Per tale prospetto si è fatto riferimento a C. Lo Re, La strategia della tensione in Italia e in Europa. Alle radici del pensiero unico, Edizioni Associate, Roma 1998, pp. 147-150.
53. G. De Luna, Le ragioni di un decennio, cit., p. 31.
54. S. Colarizi, Storia dei partiti nell'Italia repubblicana, Laterza, Roma-Bari 1994, pp. 372-373.
55. P. Ginsborg, Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi, cit., p. 453.
56. A. Giannuli, Bombe a inchiostro, BUR, Milano 2008, pp. 294-304.
57. A. De Bernardi & L. Ganapini, Storia d'Italia, cit., p. 490.
58. P. Casamassima, Il libro nero delle Brigate Rosse, Newton Compton, Roma 2008, pp. 10-12, 25-28.
59. G. De Luna, Le ragioni di un decennio, cit., pp. 78-95.
60. A. Giannuli, Bombe a inchiostro, cit., pp. 170-172. Calabresi era stato accusato esplicitamente da gruppi dell'estrema sinistra di essere stato l'assassino dell'anarchico Giuseppe Pinelli, morto in circostanze misteriose durante un interrogatorio nella questura di Milano in seguito ai fatti di Piazza Fontana.
61. S. Colarizi, Storia dei partiti nell'Italia repubblicana, cit., pp. 367, 414-415.
62. A. Giannuli, Bombe a inchiostro, cit., pp. 277-278.
63. S. Colarizi, Storia dei partiti nell'Italia repubblicana, cit., pp. 420-423.
64. P. Ginsborg, Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi, cit., p. 489.
65. G. De Luna, Le ragioni di un decennio, cit., pp. 114-116.
66. P. Ginsborg, Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi, cit., p. 503.
67. Parlamento, L'Italia delle Stragi, cit., p. 101.
68. S. Colarizi, Storia dei partiti nell'Italia repubblicana, cit., p. 481
69. P. Ginsborg, Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi, cit., p. 516.
70. P. Casamassima, Il libro nero delle Brigate Rosse, cit., pp. 145-218.
71. P. Ginsborg, Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi, cit., p. 518-520.
72. Su tali eventi si veda S. Colarizi, Storia dei partiti nell'Italia repubblicana, cit., pp. 574-575 e P. Ginsborg, Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi, cit., p. 540-545.
73. A. Giannuli, Bombe a inchiostro, cit., pp. 412-419.
74. A. De Bernardi & L. Ganapini, Storia d'Italia, cit., p. 498.
75. Parlamento, L'Italia delle Stragi, cit., p. 91.