21 Novembre 2024

2. 1515-1966: LA PLURISECOLARE CENSURA ECCLESIASTICA

Da quando il cattolicesimo si afferma, sotto l'imperatore Costantino (l'Editto di Milano è del 313, il Concilio di Nicea, che definisce sotto l'egida dell'Imperatore quali debbano essere i testi di riferimento della nascente Chiesa “imperiale” è del 325), come religione di riferimento dell'Impero Romano, inizia una progressiva crescita del controllo di ogni forma culturale dei paesi e dei Popoli sottoposti al dominio temporale e/o spirituale del Papato di Roma. Si possono identificare diverse tappe fondamentali in questo processo plurisecolare. Non è però questa la sede per ripercorrere questa Storia. Vogliamo concentrarci qui sull'età moderna, la quale in diversi paesi accresce, se possibile, il controllo asfissiante e autoritario della cultura e della società, andando a forgiare un vero e proprio totalitarismo ante-litteram, sostenuto dalla compiacenza di governanti compiacenti. Parliamo qui del caso più clamoroso: Inter Sollicitudines, una bolla pontificia di papa Leone X pubblicata il 4 maggio 1515 per promulgare il decreto della X sessione del Concilio Lateranense V relativo alla censura preventiva della stampa. Nella bolla il papa elogia l’invenzione della stampa, vista come un dono di Dio, che permette il diffondersi della cultura, la formazione degli eruditi, ed in campo cristiano la diffusione della fede e della dottrina cristiana; ma insieme denuncia anche i mali che ne possono derivare al cristianesimo e alla Chiesa per il diffondersi di errori, di pronunciamenti contrari alla fede cristiana, di attacchi contro uomini di Chiesa e per i mali che tali letture possono provocare nell’animo dei semplici fedeli.
Perciò il papa, temendo che uno strumento «inventato per la gloria di Dio, la crescita della fede e la propagazione delle scienze utili» possa diventare «un ostacolo alla salvezza dei fedeli in Cristo», decide che nessuno può stampare un libro senza l’autorizzazione del vescovo locale (o del Vicario del Papa, se si tratta di libri da stampare nello Stato della Chiesa), sotto pena di scomunica. Nasce così l’imprimatur, ossia il visto ecclesiastico per la stampa dei libri. Purtroppo per i papi il divieto non funziona abbastanza da prevenire la protesta di Martin Lutero che esplode soltanto due anni dopo (1517), dando di fatto inizio alla Riforma Protestante, per il cui successo è fondamentale la diffusione delle opere “eretiche” grazie all'invenzione della stampa. Per cercare di rimediare al danno e prevenire ulteriori pericoli la Chiesa decide di inasprire il controllo sulla stampa, considerata sempre più pericolosa. Per questo nel 1558 è istituito l'Indice dei libri proibiti (in latino Index librorum prohibitorum), organizzato dalla Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione (o Sant'Uffizio). La cultura italiana, che nei due secoli precedenti era stata il cardine dell'Umanesimo e del Rinascimento, inizia a declinare. Scienziati e filosofi come Giordano Bruno, Bruno Campanella e Galileo Galilei vengono giustiziati, imprigionati o messi sotto silenzio. Autori come Dante, Boccaccio, Ariosto, Machiavelli, Erasmo da Rotterdam sono proibiti. L'Italia cala in una cappa di grigiore culturale che dura almeno un paio di secoli, fino a quando non sarà spazzata via dall'Illuminismo. Quel che interessa qui segnalare è che l'indice dei libri proibiti viene soppresso soltanto il 4 febbraio del 1966 con la fine dell'inquisizione romana. Quasi mezzo secolo dopo quella Rivoluzione Bolscevica che ha assestato un colpo formidabile ai dogmi del cristianesimo, mostrando il carattere reazionario di questa e altre religioni, denunciate da Karl Marx come «oppio dei popoli».
Per curiosità rendiamo noto che nell'elenco dell'Indice non si trovano solo gli autori sovversivi del panorama comunista e marxista, ma anche nomi della letteratura, della scienza, della storiografia e della filosofia, tra cui: Altusio, Francesco Bacone, Pierre Bayle, Honoré de Balzac, Henri Bergson, George Berkeley, Cartesio, D'Alembert, Daniel Defoe, Denis Diderot, Alexandre Dumas (padre e figlio), Fabre d'Olivet, Gustave Flaubert, Gregorovius, Thomas Hobbes, Victor Hugo, David Hume, Immanuel Kant, Jean de La Fontaine, Ernst von Lasaulx, John Locke, Montaigne, Montesquieu, Blaise Pascal, Pierre-Joseph Proudhon, Leopold von Ranke, Rousseau, George Sand, Spinoza, Stendhal, Voltaire, Émile Zola. Tra gli italiani – scienziati, filosofi, pensatori, poeti, economisti, storiografi – si trovano Vittorio Alfieri, Pietro Aretino, Cesare Beccaria, Ernesto Bonaiuti, Giordano Bruno, Benedetto Croce, Gabriele D'Annunzio, Antonio Fogazzaro, Ugo Foscolo, Galileo Galilei, Giovanni Gentile, Pietro Giannone, Vincenzo Gioberti, Francesco Guicciardini, Giacomo Leopardi, Niccolò Machiavelli, Giovan Battista Marino, Enea Silvio Piccolomini (papa Pio II), Antonio Rosmini, Luigi Settembrini, Niccolò Tommaseo, Pietro Siciliani, Giulio Cesare Vanini, Pietro Verri. Tra gli ultimi ad entrare nella lista: Simone de Beauvoir, Aldo Capitini, Alberto Moravia, André Gide e Jean-Paul Sartre.1
1. Si veda la manualistica storica, ed in particolare A. Desideri & M. Themelly, Storia e storiografia, cit., oltre a Wikipedia, Indice dei libri proibiti.

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