21 Novembre 2024

17.3. COME SALVARE IL PIANETA DAL DISASTRO ECOLOGICO

Nel vertice sul Clima delle Nazioni Unite tenutosi a Copenaghen (Danimarca), nel dicembre 2009, Chàvez interviene due volte, con discorsi151 che meritano di essere ricordati.
Di seguito estratti del primo, tenuto il 16 dicembre:
«signori e signore: siamo forse in un mondo democratico? Per caso il sistema mondiale è rappresentativo? Possiamo aspettarci qualcosa di democratico e rappresentativo nel sistema mondiale attuale? Su questo pianeta stiamo vivendo una dittatura imperiale e lo denunciamo ancora da questa tribuna: abbasso la dittatura imperiale! E che su questo pianeta vivano i popoli, la democrazia e l'uguaglianza! E quello che vediamo qui è proprio il riflesso di tutto ciò: esclusione. C'è un gruppo di paesi che si credono superiori a noi del sud, a noi del terzo mondo, a noi sottosviluppati, o come dice il nostro grande amico Eduardo Galeano: noi paesi avvolti come da un treno che ci ha avvolti nella storia. Quindi non dobbiamo stupirci di quello che succede, non stupiamoci, non c'è democrazia nel mondo e qui ci troviamo di fronte all'ennesima evidenza della dittatura imperiale mondiale. Poco fa sono saliti due giovani, per fortuna le forze dell'ordine sono state decenti, qualche spintone qua e là, e i due hanno cooperato, no?
Qui fuori c'è molta gente, sapete? Certo, non ci entrano tutti in questa sala, sono troppi; ho letto sulla stampa che ci sono stati alcuni arresti, qualche protesta intensa, qui per le strade di Copenaghen, e voglio salutare tutte quelle persone qui fuori, la maggior parte delle quali sono giovani. Non ci sono dubbi che siano giovani preoccupati, e credo abbiano una ragione più di noi per essere preoccupati del futuro del mondo; noi abbiamo – la maggior parte dei presenti – già il sole dietro le spalle, ma loro hanno il sole in fronte e sono davvero preoccupati. Qualcuno potrebbe dire, Signor Presidente, che un fantasma infesta Copenaghen, parafrasando Karl Marx, il grande Karl Marx, un fantasma infesta le strade di Copenaghen e credo che questo fantasma vaga per questa sala in silenzio, gira in quest'aula, tra di noi, attraversa i corridoi, esce dal basso, sale, è un fantasma spaventoso che quasi nessuno vuole nominare: il capitalismo è il fantasma, quasi nessuno vuole nominarlo. È il capitalismo, sentiamo ruggire qui fuori i popoli. Stavo leggendo qualcuna delle frasi scritte per strada, e di questi slogan (alcuni dei quali li ho sentiti anche dai due giovani che sono entrati), me ne sono scritti due. Il primo è “Non cambiate il clima, cambiate il sistema”. E io lo riprendo qui per noi. Non cambiamo il clima, cambiamo il sistema! E di conseguenza cominceremo a salvare il pianeta. Il capitalismo, il modello di sviluppo distruttivo sta mettendo fine alla vita, minaccia di metter fine alla specie umana. E il secondo slogan spinge alla riflessione. In linea con la crisi bancaria che ha colpito, e continua a colpire, il mondo, e con il modo con cui i paesi del ricco Nord sono corsi in soccorso dei bancari e delle grandi banche (degli Stati Uniti si è persa la somma, da quanto è astronomica). Ecco cosa dicono per le strade: se il clima fosse una banca, l'avrebbero già salvato. E credo che sia la verità. Se il clima fosse una delle grandi banche, i governi ricchi l'avrebbero già salvato. […] Ho conosciuto, ho avuto il piacere di conoscere Hervé Kempf – è qui in giro -, di cui consiglio vivamente il libro Perché i mega-ricchi stanno distruggendo il pianeta […]. Bene, Signor Presidente, il cambiamento climatico è senza dubbio il problema ambientale più devastante di questo secolo, inondazioni, siccità, tormente, uragani, disgeli, innalzamento del livello del mare, acidificazione degli oceani e ondate di calore, tutto questo acuisce l'impatto delle crisi globali che si abbattono su di noi. L'attività umana d'oggi supera i limiti della sostenibilità, mettendo in pericolo la vita del pianeta, ma anche in questo siamo profondamente disuguali. Voglio ricordarlo: le 500 milioni di persone più ricche del pianeta, 500 milioni, sono il 7%, il 7%, ripeto il 7% della popolazione mondiale. Questo 7% è responsabile, queste cinquecento milioni di persone più ricche sono responsabili del 50% delle emissioni inquinanti, mentre il 50% più povero è responsabile solo del 7% delle emissioni inquinanti. Per questo mi sembra strano mettere qui sullo stesso piano Stati Uniti e Cina. Gli Stati Uniti hanno appena 300 milioni di abitanti. La Cina ha una popolazione quasi 5 volte più grande di quella degli USA. Gli Stati Uniti consumano più di 20 milioni di barili di petrolio al giorno, la Cina arriva appena ai 5,6 milioni di barili al giorno, non possiamo chiedere le stesse cose agli Stati Uniti e alla Cina. Ci sono questioni da discutere, almeno potessimo noi Capi di Stato e di Governo sederci a discutere davvero di questi argomenti. Inoltre, Signor Presidente, il 60% degli ecosistemi del pianeta hanno subito danni e il 20% della crosta terrestre è degradata; siamo stati testimoni impassibili della deforestazione, della conversione di terre, della desertificazione e delle alterazioni dei sistemi d'acqua dolce, del sovrasfruttamento del patrimonio ittico, della contaminazione e della perdita della diversità biologica. Lo sfruttamento esagerato della terra supera del 30% la sua capacità di rigenerazione. Il pianeta sta perdendo ciò che i tecnici chiamano la capacità di autoregolarsi, il pianeta la sta perdendo, ogni giorno si buttano più rifiuti di quanti possano essere smaltiti. La sopravvivenza della nostra specie assilla la coscienza dell'umanità. Malgrado l'urgenza, sono passati due anni dalle negoziazioni volte a concludere un secondo periodo di compromessi voluto dal Protocollo di Kyoto, e ci presentiamo a quest'appuntamento senza un accordo reale e significativo. […] il Venezuela e i paesi dell'Alleanza Bolivariana per le Americhe, noi non accettiamo nessun altro testo che non derivi dai gruppi di lavoro del Protocollo di Kyoto e della Convenzione: sono i testi legittimi su cui si sta discutendo intensamente da anni. […] L'obiettivo scientificamente sostenuto di ridurre le emissioni di gas inquinanti e raggiungere un accordo chiaro di cooperazione a lungo termine, oggi a quest'ora, sembra aver fallito. Almeno per il momento. Qual è il motivo? Non abbiamo dubbi. Il motivo è l'atteggiamento irresponsabile e la mancanza di volontà politica delle nazioni più potenti del pianeta... Il conservatorismo politico e l'egoismo dei grandi consumatori, dei paesi più ricchi testimoniano di una grande insensibilità e della mancanza di solidarietà con i più poveri, con gli affamati, con coloro più soggetti alle malattie, ai disastri naturali, Signor Presidente, è chiaramente un nuovo ed unico accordo applicabile a parti assolutamente disuguali, per la grandezza delle sue contribuzioni e capacità economiche, finanziarie e tecnologiche, ed è evidente che si basa sul rispetto assoluto dei principi contenuti nella Convenzione. I paesi sviluppati dovrebbero stabilire dei compromessi vincolanti, chiari e concreti per la diminuzione sostanziale delle loro emissioni e assumere degli obblighi di assistenza finanziaria e tecnologica ai paesi poveri per far fronte ai pericoli distruttivi del cambiamento climatico. In questo senso, la peculiarità degli stati insulari e dei paesi meno sviluppati dovrebbe essere pienamente riconosciuta. […] Le entrate totali delle 500 persone più ricche del mondo sono superiore alle entrate delle 416 milioni di persone più povere, le 2800 milioni di persone che vivono nella povertà, con meno di 2 dollari al giorno e che rappresentano il 40% della popolazione mondiale, ricevono solo il 5% delle entrate mondiale... Ci sono 1100 milioni di persone che non hanno accesso all'acqua potabile, 2600 milioni prive di servizio di sanità, più di 800 milioni di analfabeti e 1020 milioni di persone affamate: ecco lo scenario mondiale. E ora, la causa, qual è la causa? Parliamo della causa, non evitiamo le responsabilità, non evitiamo la profondità del problema, la causa senza dubbio, torno all'argomento di questo disastroso scenario, è il sistema metabolico distruttivo del capitale e della sua incarnazione: il capitalismo. Ho qui una citazione di quel gran teologo della liberazione che è Leonardo Boff, come sappiamo, brasiliano, che dice: Qual è la causa? Ah, la causa è il sogno di cercare la felicità con l'accumulazione materiale e il progresso senza fine, usando, per fare ciò, la scienza e la tecnica con cui si possono sfruttare in modo illimitato le risorse della terra. Può una terra finita sopportare un progetto infinito? La tesi del capitalismo, lo sviluppo infinito, è un modello distruttivo, accettiamolo. […] Noi popoli del mondo chiediamo agli imperi, a quelli che pretendono di continuare a dominare il mondo e noi, chiediamo loro che finiscano le aggressioni e le guerre. Niente più basi militari imperiali, né colpi di Stato, costruiamo un ordine economico e sociale più giusto e equo, sradichiamo la povertà, freniamo subito gli alti livelli di emissioni, arrestiamo il deterioramento ambientale ed evitiamo la grande catastrofe del cambiamento climatico, integriamoci nel nobile obiettivo di essere tutti più liberi e solidari. […] Questo pianeta è vissuto migliaia di milioni di anni, e questo pianeta è vissuto per migliaia di milioni di anni senza di noi, la specie umana: non ha bisogno di noi per esistere. Bene, noi senza la Terra non viviamo, e stiamo distruggendo il Pachanama, come dice Evo e come dicono i nostri fratelli aborigeni del sud America...»
Di seguito estratti del secondo discorso, del 18 dicembre, nelle conclusioni del summit:
«È ora di finirla con il fatto che alcuni si credono superiori a noi, gli indios del sud, a noi, i negri africani, a noi, indigeni, ai popoli del sud! Siamo tutti uguali! […] Non si può dichiarare – come ha già detto Lula - che il protocollo di Kioto è morto o estinto, questo lo pretendono gli Stati Uniti. Per questo Evo ha detto una grande verità: se Obama, il Premio Nobel della Guerra ha detto qui - lo sentite l’odore di zolfo? qui c’è odore di zolfo, e lui continua a mandare odore di zolfo in tutto il mondo – che lui è venuto ad attuare, bene, che lo dimostri! Signor mio, non se ne vada per la porticina di servizio eh!, faccia tutto quello che deve fare, perchè gli Stati Uniti aderiscano al protocollo di Kioto e si vada tutti a rispettare Kioto e a rispondere al mondo in maniera trasparente. Noi siamo d’accordo che le riduzioni delle emissioni di carbonio per il 2050 non devono essere inferiori all’80%-90% e siamo la maggioranza. […] Quello che ha detto Obama è veramente ridicolo. Gli Stati Uniti, che hanno la macchina per fare i dollari, gli Stati Uniti che, credo, hanno assegnato 700.000 milioni di dollari per salvare le banche - con ragione lì fuori dicono che se il clima fosse una banca lo avrebbero già salvato – e Obama adesso viene qui a dire che apporterà 10000 milioni di dollari l’anno, una cifra irrisoria. È come una barzelletta quella che ha detto il presidente degli Stati Uniti. Le spese militari degli Stati Uniti sono di 700.000 milioni di dollari l’anno, solo abbassando le spese militari alla metà, per lo meno potrebbero attuare. Gli USA sono il paese che emette più gas, che inquina di più; sono i colpevoli dell’impero yankee che hanno imposto la violenza, invasioni, guerre e minacce di assassini e anche di genocidio con il capitalismo in questo mondo, sono gli Stati Uniti ed i loro alleati. Loro sono i grandi colpevoli! E lo dovrebbe ammettere con grande dignità! Sappiamo che Obama non sta esercitando davvero il ruolo di governante degli Stati Uniti, perchè non è altro che la continuazione del governo precedente. Obama resterà di fronte alla storia come una delle più grandi frustrazioni per molta gente che ha creduto in lui negli Stati Uniti ed in altre parti del mondo; sta dimostrandolo che è una grande frustrazione. […] Che nessuno lo dimentichi! Che nessuno lo dimentichi! La colpa è del capitalismo e si devono attaccare le cause! Dal Venezuela modestamente lo abbiamo detto. L’unica maniera di conseguire l’equilibrio della società, di salvare le vite, di ottenere livelli superiori di vita, di portare gli esseri umanai a condizioni degne d’esistenza, è attraverso il socialismo. Questo è un dibattito eminentemente politico, eminentemente morale, eminentemente necessario. Il capitalismo è il cammino verso la distruzione del pianeta. […] noi sapevamo che era possibile un accordo qui a Copenaghen e che non è stato possibile per via di quello che abbiamo detto ieri: la mancanza di volontà politica dei paesi più sviluppati della Terra, cominciando dagli Stati Uniti, e questa è una vera vergogna, è l’egoismo dei più responsabili, soprattutto per gli indici irrazionali di produzione e di consumo del loro capitalismo iper-sviluppato».
15. H. Chavez, Conferenza di Copenaghen. Non si possono truffare tutti i popoli del mondo - Se il clima fosse una banca l’avrebbero già salvato, Cubainformazione.it, 2009.

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