21 Novembre 2024

16.5. LA SOLIDARIETÀ E L'ELOGIO CRITICO DI BREZNEV

Pochi sanno che nel 1973, subito dopo il golpe di Pinochet che uccide Allende e avvia una persecuzione su migliaia di persone, la nazionale di calcio dell'URSS avrebbe dovuto andare proprio in Cile per sfidare i padroni di casa nello spareggio per i Mondiali del 1974. L'URSS decide però di rimanere a casa: «Gli sportivi sovietici non possono giocare nello stadio macchiato del sangue dei patrioti cileni», scrivono sul telegramma inviato alla Fifa.137
È solo uno dei tanti gesti dal forte valore simbolico e politico messo in atto dall'URSS in solidarietà con il popolo cileno. D'altronde l'URSS, contrariamente a quanto pensano in molti, ha sostenuto politicamente il percorso progressista di Allende, arrivando a conferirgli nel 1972 il Premio Lenin per la pace. Nel passo che segue emerge l'appassionato elogio anche di Brežnev138, che batte però sulla necessità per una rivoluzione di sapersi difendere:
«La rivoluzione nel Cile è stata una chiara espressione dell’appassionata volontà del popolo di questo paese di liberarsi dall’oppressione e dallo sfruttamento da parte della propria borghesia e dei monopoli stranieri. Si erano posti alla testa di questa rivoluzione uomini di specchiata onestà e di grande spirito umanitario. Essa aveva chiamato le grandi masse dei lavoratori alla costruzione di una nuova vita. Ma il complotto della reazione cilena, tramato e pagato, come ora tutti sanno benissimo, dall’imperialismo straniero, ha preso la rivoluzione alla sprovvista. La dittatura militare fascista ha insanguinato il paese. Sono stati assassinati, torturati a morte, gettati nelle carceri decine di migliaia dei migliori e più fedeli figli e figlie del popolo lavoratore. La notte oscura del terrore è calata sul paese. Tuttavia, la sconfitta temporanea della rivoluzione cilena non ne riduce i meriti storici, non sminuisce il significato della sua esperienza. La tragedia del Cile non ha affatto annullato la tesi dei comunisti sulla possibilità di vie diverse della rivoluzione, compresa quella pacifica, se esistono le condizioni indispensabili. Ma essa ci ha ricordato in modo imperioso che la rivoluzione deve sapersi difendere. Essa insegna ad essere vigili contro il fascismo odierno e le macchinazioni della reazione straniera, chiama a rafforzare la solidarietà internazionale con quanti si pongono sulla via della libertà e del progresso. […] L’esperienza del movimento rivoluzionario degli ultimi anni ha dimostrato con evidenza che, se sorge una minaccia reale al dominio del capitale monopolistico e dei suoi commessi politici, l’imperialismo è pronto a tutto, gettando via ogni apparenza di qualsivoglia democrazia. Esso è pronto a calpestare la sovranità degli Stati e ogni forma di legalità, senza parlare dei princìpi umanitari. La menzogna, l’imbroglio dell’opinione pubblica, il blocco economico, il sabotaggio, la provocazione della fame e del dissesto economico, la corruzione, le minacce, il terrore, l’organizzazione dell’assassinio di esponenti politici, gli atti vandalici di stile fascista sono l’arsenale della controrivoluzione moderna, che agisce sempre in alleanza con la reazione imperialista internazionale. Ma tutto ciò è condannato in fin dei conti al fallimento. La causa della libertà e del progresso è invincibile».
137. S. Affolti, Cile-URSS, la vergogna di Santiago, 12alessandrelli.com, 31 marzo 2017.
138. L.I. Breznev, La via leninista, vol. V, Editori Riuniti, Roma 1977, pp. 455-456.

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