1.6. LA COSTITUZIONE SOVIETICA DEL 1977
Quello che segue è il preambolo della Costituzione Sovietica approvata dalla VII Sessione (straordinaria) della IX Legislatura del Soviet Supremo dell'URSS il 7 ottobre 197714:
«La Grande rivoluzione socialista dell'Ottobre, compiuta dagli operai e dai contadini della Russia, sotto la direzione del Partito comunista con V. I. Lenin alla sua testa, ha abbattuto il potere dei capitalisti e dei proprietari fondiari, ha spezzato le catene dell'oppressione, ha instaurato la dittatura del proletariato e ha creato lo Stato, uno Stato di nuovo tipo, strumento fondamentale per la difesa delle conquiste rivoluzionarie e l'edificazione del socialismo e del comunismo. Ha avuto inizio la svolta storica mondiale dal capitalismo al socialismo. Avendo riportato la vittoria nella guerra civile e respinto l'intervento imperialistico, il potere sovietico ha realizzato trasformazioni socio-economiche profondissime, ha posto fine per sempre allo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo, agli antagonismi di classe e all'inimicizia nazionale. L'unione delle repubbliche sovietiche nell'URSS ha moltiplicato le forze e le possibilità dei popoli del paese nell'edificazione del socialismo. Si sono affermate la proprietà sociale sui mezzi di produzione e una democrazia autentica per le masse lavoratrici. Per la prima volta nella storia dell'umanità è stata creata una società socialista. L'impresa imperitura del popolo sovietico e delle sue Forze Armate, che hanno riportato una vittoria storica nella Grande guerra Patriottica, è divenuta una manifestazione lampante della forza del socialismo. Questa vittoria ha consolidato l'autorità e le posizioni internazionali dell'URSS e ha aperto nuove possibilità propizie alla crescita delle forze del socialismo, alla liberazione nazionale, alla democrazia e alla pace in tutto il mondo. Continuando la loro attività creativa, i lavoratori dell'Unione Sovietica hanno assicurato lo sviluppo rapido e integrale del paese e il perfezionamento del regime socialista. Si sono rinsaldate l'alleanza della classe operaia, dei contadini kolchoziani e della intelligencija popolare, e l'amicizia delle nazioni e dei popoli dell'URSS. Si è formata l'unità socio-politica e ideale della società sovietica, di cui la classe operaia agisce come forza traente. Avendo assolto i compiti della dittatura del proletariato, lo Stato sovietico è divenuto Stato di tutto il popolo. È cresciuto il ruolo direttivo del Partito comunista, avanguardia di tutto il popolo.La nuova Costituzione incentiva una maggiore democrazia dal basso.
Nell'URSS è stata edificata una società socialista. In questa tappa, nella quale il socialismo si sviluppa su una base propria e si rivelano in modo sempre più pieno le forze creative del nuovo regime e i vantaggi del modo di vita socialista, i lavoratori godono sempre più ampiamente dei frutti delle grandi conquiste rivoluzionarie. Questa è la società nella quale sono state create possenti forze produttive, una scienza e una cultura progredite, nella quale cresce costantemente il benessere del popolo e si formano condizioni sempre più propizie allo sviluppo integrale della personalità. Questa è la società dei rapporti sociali socialisti maturi, nella quale, sulla base del ravvicinamento di tutte le classi e di tutti gli strati sociali, dell'eguaglianza giuridica e di fatto di tutte le nazioni e di tutti i popoli e della loro cooperazione fraterna, si è formata una nuova comunità storica umana: il popolo sovietico. Questa è la società dell'elevata capacità organizzativa, dell'elevato livello ideologico e dell'elevata coscienza dei lavoratori, patrioti e internazionalisti. Questa è la società la cui legge di vita è la preoccupazione di tutti per il bene di ciascuno e la preoccupazione di ciascuno per il bene di tutti. Questa è la società dell'autentica democrazia, il cui sistema politico assicura un'amministrazione efficace di tutti gli affari sociali, la partecipazione sempre più attiva dei lavoratori alla vita dello Stato, la combinazione dei diritti e delle libertà reali dei cittadini con i loro obblighi e con la loro responsabilità di fronte alla società. La società socialista sviluppata è una tappa naturale sul cammino verso il comunismo. Fine supremo dello Stato sovietico è l'edificazione di una società comunista senza classi, nella quale riceverà sviluppo l'autogoverno sociale comunista. I compiti principali dello Stato socialista di tutto il popolo sono: la creazione della base tecnico-materiale del comunismo, il perfezionamento dei rapporti sociali socialisti e la loro trasformazione in rapporti comunisti, l'educazione dell'uomo della società comunista, l'elevamento del tenore di vita materiale e culturale dei lavoratori, la garanzia della sicurezza del paese, il concorso al consolidamento della pace e allo sviluppo della cooperazione internazionale.
Il popolo sovietico,
- guidato dalle idee del comunismo scientifico e fedele alle proprie tradizioni rivoluzionarie,
- basandosi sulle grandi conquiste socio-economiche e politiche del socialismo,
- aspirando a uno sviluppo ulteriore della democrazia socialista,
- tenendo conto della posizione internazionale dell'URSS come parte integrante del sistema mondiale del socialismo ed essendo consapevole della propria responsabilità internazionale,
- preservando la continuità delle idee e dei principi della prima Costituzione sovietica dell'anno 1918, della Costituzione dell'URSS dell'anno 1924 e della Costituzione dell'URSS dell'anno 1936, fissa le basi del regime sociale e della politica dell'URSS, stabilisce i diritti, le libertà e gli obblighi dei cittadini, i principi organizzativi e le finalità dello Stato socialista di tutto il popolo, e li proclama nella presente Costituzione».
Rispondendo polemicamente al PCI che accusava l'URSS del mancato binomio tra democrazia e socialismo, sulla Pravda del 198215 si trova la seguente replica:
«I lavoratori di tutto il mondo sono ben consci del fatto che proprio la vittoria della rivoluzione socialista in URSS e poi in una serie di altri paesi ha portato alla creazione di una società libera dallo sfruttamento, ha emancipato il lavoro e ha in tal modo garantito un'autentica libertà dello sviluppo dell'individuo. Si può dire lo stesso dell'Italia e degli altri paesi capitalistici che ostentano la loro «democrazia», se in essi lo sfruttamento di milioni di lavoratori da parte di un vertice poco numeroso, costituito dalle classi abbienti che ingrassano illimitatamente a spese del lavoro altrui, rimane la base di tutta la vita sociale? Com'è possibile negare che il socialismo vittorioso - e solo esso - ha concesso all'uomo la cosa più importante: il diritto al lavoro, la libertà dalla miseria e dalla disoccupazione, che ha assicurato un'ascesa, mai vista nella storia, delle forze vitali e dei talenti popolari, e salvaguarda tutto ciò dagli atti aggressivi dell'imperialismo? Com'è possibile negare che il socialismo vittorioso ha sostituito, per la prima volta nella storia, il potere degli sfruttatori con il potere degli uomini del lavoro, ossia con la più larga democrazia delle masse popolari? Certo, questa democrazia ha superato, sia per la sua sostanza, sia per le forme della sua espressione, i limiti e gli schemi della democrazia borghese. Ma proprio la democrazia socialista, i suoi frutti materiali, tutto quello che ha dato al lavoratore, hanno aperto una nuova epoca nella storia moderna! E ora, oggi i paesi della comunità socialista continuano il proprio sviluppo progressivo. Ciò riguarda sia l'economia che la vita sociale e culturale. Ciò riguarda anche, naturalmente, la democrazia socialista. Nei paesi socialisti avviene un costante perfezionamento delle forme e dei metodi di realizzazione dell'autentico potere del popolo, la cui essenza consiste, non nel criticismo astratto e neanche nel gioco sterile dell'opposizione, bensì in una partecipazione sempre più ampia dei lavoratori alla gestione quotidiana della cosa pubblica e dello Stato, nella loro reale libertà politica e sociale. “Non esiste una sola grande questione di politica interna ed estera alla cui discussione i lavoratori non prendano parte attiva e diretta”, ha detto al XXVI Congresso del PCUS il caposquadra dei minatori della miniera Mologvardieiskaja del consorzio Krasnodonugol della regione di Vorosilovgrad, A. Kolesnikov. “Il ruolo della classe operaia nella gestione del paese e della società è sempre stato alto. Ma esso è cresciuto particolarmente dopo l'adozione della nuova Costituzione. Nella nostra regione, come in tutte le altre, decine di migliaia di operai sono stati eletti nei comitati di partito, nei soviet dei deputati popolari, negli organismi sindacali e del Komsomol, negli organi di controllo popolare, nelle altre organizzazioni sociali. Il sempre crescente livello politico e culturale consente alla classe operaia di dirigere la società, di essere il vero padrone del paese”.
C'è da notare che negli ultimi anni si è reso davvero notevolmente più attivo sia tutto il sistema degli organi della democrazia rappresentativa sovietica (cioè degli organi del potere del popolo attraverso i rappresentanti eletti dalla popolazione), che il sistema della democrazia diretta (cioè il sistema della partecipazione diretta delle masse all'esercizio di questa o quella funzione del potere). Ad esempio, solo negli ultimi anni in Unione Sovietica si sono attuate enormi iniziative nazionali, quali la discussione dei progetti della nuova Costituzione, degli orientamenti fondamentali dello sviluppo economico e sociale dell'URSS per gli anni 1981-1985 e fino al 1990, di una serie di leggi e piani di un'ulteriore crescita dell'economia. E questa è proprio un'autentica discussione da parte di tutto il popolo delle questioni della politica del partito e dello Stato, delle prospettive e delle vie dell'edificazione comunista. Si conduce continuamente una ricerca creativa di metodi e forme più efficaci di pianificazione e di gestione dell'economia nazionale. I collettivi di lavoro sottopongono ad aspra critica, attraverso i mass-media, i fenomeni antisociali. Tutto ciò costituisce l'indubbia testimonianza e garanzia di un avanzamento, la testimonianza della più vasta partecipazione delle masse popolari alla gestione dello Stato. Con tutto ciò, certamente, gli Stati socialisti non sono affatto intenzionati a dare carta bianca a quanti, ignorando e violando la legalità socialista, e appoggiandosi sull'istigazione e l'aiuto esterno, tentano di silurare l'ordinamento socialista, massima garanzia dei diritti e libertà delle masse popolari. Cosi agendo il socialismo non solo non viola i principi della democrazia e dei diritti umani, ma, al contrario, ne assicura la difesa reale».
14. P. Biscaretti di Ruffia & G. Crespi Reghizzi, La Costituzione sovietica del 1977, Giuffrè, Milano 1990, pp. 508 ss., disponibile su Dircost.unito.it e Associazionestalin.it.
15. Una via scivolosa. La difesa del socialismo nell'Europa dell'Est, Kommunist, n° 2, 1982, ripreso da Socialismo reale e terza via: il dibattito sui fatti di Polonia nel Cc del PCI, Roma 11-13 gennaio 1982. I documenti sulla polemica con il PCUS, Editori Riuniti, Roma, marzo 1982, pp. 268-284. Disponibile su Associazionestalin.it. L'articolo, non firmato, venne pubblicato in polemica con le posizioni espresse dal PCI a sostegno della controrivoluzione in Polonia.