21 Novembre 2024

1.5. IL SOCIALISMO PACIFISTA DI JEAN JAURÈS

Alcuni insegnamenti di Jean Jaurès:
«Signori, c'è solo un modo per abolire la guerra tra i popoli, è quello di abolire la guerra economica, il disordine di questa società; è quello di sostituire la lotta universale per la vita - che conduce alla lotta universale sul campo di battaglia - con un regime di concordia sociale e di unità. Ed ecco perché, se non si guarda alle intenzioni che sono sempre vane, ma all'efficacia dei princìpi e alla realtà delle conseguenze, razionalmente, profondamente, il partito socialista è, nel mondo di oggi, l'unico partito della pace». (7 marzo 1895, alla Camera dei Comuni)
«Il capitalismo porta la guerra come la nuvola porta la tempesta».
«Il coraggio sta nel cercare la verità e nel dirla; sta nel non subire la legge della menzogna trionfante che scorre, e sta nel non fare l'eco, con la nostra anima, con la nostra bocca e con le nostre mani agli applausi degli imbecilli e ai fischi dei fanatici».
«Quando gli uomini non possono più cambiare le cose allora cambiano i nomi».
«Combattiamo la Chiesa e il cristianesimo perché sono la negazione dei diritti umani e racchiudono in sé il principio dell'asservimento dell'uomo».
«Il comunismo deve essere l'idea guida e visibile di tutto il movimento».
«Un po' di internazionalismo allontana dalla patria, molto internazionalismo vi ci riconduce. Un po' di patriottismo allontana dall'internazionalismo, molto patriottismo vi ci riconduce».
«Le più grandi persone sono quelle che possono dare speranza agli altri».
«La pena di morte è contraria a ciò che l'umanità da più di duemila anni ha pensato di più alto e sogna di più nobile».
«Può esserci rivoluzione soltanto là dove c'è coscienza».
Discorso di Jean Jaurès alla manifestazione pacifista di Pré-Saint-Gervais il 25 maggio 1913, davanti a 150 mila persone.
Filosofo, socialista francese esponente della sinistra revisionista; riformista per le concezioni relative al movimento operaio e ai suoi compiti, Jaurès lottò però con impegno per la pace, contro l'oppressione imperialistica e le guerre di conquista. I suoi discorsi eloquenti lo resero una forza importante in politica e un intellettuale campione del socialismo. Nato a Castres il 3 settembre 1859 si laurea all'École normale supérieure in filosofia, risultando il migliore studente nel 1878 e ottiene il titolo di professore “agrégé” nel 1881. Professore associato all'Università di Tolosa, diventa deputato del centro-sinistra del Tarn nel 1885. Sconfitto nel 1889, si dedica al suo dottorato su Le origini del socialismo tedesco. Nel frattempo, è anche giornalista presso La Dépêche du midi a partire dal 1887, la sua esperienza di consigliere municipale e, successivamente, di assessore all'istruzione pubblica a Tolosa lo orienta verso il socialismo. Eletto, in seguito allo sciopero dei minatori, deputato di Carmaux (1893), aderisce al Partito Operaio Francese. Difensore di Dreyfus nel 1897 (Les Preuves), Jaurès approva l'entrata del socialista Millerrand all'interno del governo Waldeck-Rousseau. Nel 1902, partecipa alla fondazione del Partito Socialista e sostiene il Blocco delle sinistre. In seguito fonda L'Humanité (1904), «quotidiano socialista» che utilizza per accelerare la creazione della Sezione Francese dell'Internazionale Operaia (SFIO, 1905), condannando allora, in nome dell'unità socialista, ogni sostegno al governo. Pacifista impegnato, che desiderava prevenire con mezzi diplomatici quella che sarebbe diventata la prima guerra mondiale, Jaurès cercò di creare un movimento pacifista comune tra Francia e Germania, che facesse pressione sui rispettivi governi tramite lo strumento dello sciopero generale. Jean Jaurès fu assassinato in un caffè di Parigi da Raoul Villain (un giovane nazionalista francese che voleva la guerra con la Germania) il 31 luglio 1914, un giorno prima della mobilitazione che diede il via alla guerra. Dieci anni dopo il suo assassinio, i resti di Jean Jaurès furono traslati al Panthéon di Parigi.
Questo il ricordo di Trockij di Jaurès, lasciato scritto in La mia vita:
«Politicamente ero assai distante da lui, ma è impossibile non essere attratti dalla sua forte personalità. La mentalità di Jaurès, che era un composito di tradizioni nazionali, principi morali metafisici, amore per gli oppressi ed immaginazione poetica, mostrava il segno dell'aristocrazia tanto chiaramente quanto quella di Bebel rivelava la grande semplicità della plebe. [...] Avevo ascoltato Jaurès in assemblee pubbliche a Parigi, in congressi internazionali e all'interno di comitati, ed in ogni occasione era come se io lo ascoltassi per la prima volta. Non cadeva mai nella routine; fondamentalmente non usava ripetersi, ma trovava sempre parole nuove, mobilitando le latenti risorse del suo spirito. Alla potenza di una cascata, egli sapeva coniugare una grande gentilezza, la quale splendeva sul suo volto come un riflesso della più grande cultura spirituale. Avrebbe fatto crollare massi, avrebbe tuonato e portato terremoti, ma non mancava mai d'ascoltare. Stava sempre in guardia, sempre attento a qualsiasi obiezione, pronto a coglierla e schivarla. A volte spazzava via ogni resistenza innanzi a lui con la stessa spietatezza di un uragano, altre così generosamente e gentilmente come un tutore o un fratello maggiore. Jaurès e Bebel erano ai poli opposti, e ciò nonostante erano le torri gemelle della Seconda Internazionale. Entrambi erano intensamente nazionali, Jaurès con la sua fiera retorica latina, e Bebel col suo tocco di asciuttezza Protestante. Io li amavo entrambi, ma in modo differente. Bebel si è spento fisicamente, mentre Jaurès è stato fuori quand'era all'apice della sua forza. Tutti e due sono morti in tempo. La loro morte ha segnato la linea dove la missione storica progressiva della Seconda Internazionale s'è interrotta».10
10. Fonti usate: Enciclopedia Marxista, Personaggi storici, Jean Jaurès, disponibile su https://www.marxists.org/italiano/enciclopedia/j.htm#p4; un articolo, M. Reberioux, Il dibattito sulla guerra, all'interno di A.V., Storia del Marxismo, vol. 2 - Il marxismo nell'età della Seconda Internazionale, Torino, Einaudi 1979, pp. 910-935; traendo inoltre alcune citazioni dalle pagine Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Jean_Jaurès) e Wikiquote (http://fr.wikiquote.org/wiki/Jean_Jaurès).

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