1.5. DEMOCRAZIA SOCIALISTA E FEDELTÀ AL MARXISMO-LENINISMO
Almeno formalmente vengono sempre ribaditi i pilastri ideologici del leninismo. Ne sono un esempio i passi seguenti. Il primo è una riaffermazione del valore della democrazia socialista da parte di Suslov12:
«In senso strettamente teorico il termine “dittatura” non significa altro che il predominio politico di una determinata classe in una qualunque società classista. In questo senso il concetto di “dittatura del proletariato” esprime l’essenza del potere politico della classe operaia nel periodo transitorio fra il capitalismo e il socialismo allo stesso modo che il termine “dittatura borghese” rispecchia l’essenza del potere politico dei capitalisti. Dal punto di vista storico, la democrazia borghese rappresenta un indiscutibile progresso sia rispetto alla precedente struttura feudale, che rispetto alle terroristiche forme di governo del grande capitale contemporaneo. Ma anche la democrazia più perfetta, realizzata nell’ambito del capitalismo, esprime gli interessi della classe dominante, cioè della borghesia e finisce per essere una forma di dittatura della borghesia. Essa non elimina né potrebbe eliminare la principale fonte di disuguaglianza fra gli uomini: il possesso privato dei mezzi di produzione e il conseguente dominio di una minoranza sfruttatrice su di una maggioranza sfruttata.
Inoltre, come dimostra l’esperienza storica, nell’ambito dell’imperialismo gli ordinamenti democratico-borghesi possono trasformarsi nelle più spietate e terroristiche forme di potere del capitale monopolistico. Una caratteristica della democrazia socialista consiste nel fatto che, non solo riconosce la parità di diritti a tutti gli uomini, ma assicura realmente lo sviluppo della società in conformità agli interessi e alle aspirazioni dei lavoratori e di tutto il popolo. Il carattere reale, non formale della democrazia socialista consiste in primo luogo nella partecipazione degli operai e di rappresentanti di altre categorie di lavoratori al governo del paese e di tutta l’economia nazionale; nella parità di diritti fra gli uomini e le donne e nell’abolizione di tutti gli ostacoli e i privilegi nazionali. Poco tempo dopo l’Ottobre, Lenin sottolineava che “il rivolgimento sovietico ha dato un’impensabile spinta allo sviluppo della democrazia in ampiezza e in profondità, una democrazia concepita espressamente per le masse lavoratrici oppresse dal capitalismo, perciò una democrazia per la stragrande maggioranza del popolo, una democrazia socialista (per i lavoratori), differente dalla democrazia borghese (per gli sfruttatori, i capitalisti ed i ricchi)”».Si noti il passaggio chiave di questo passo di Suslov, Segretario del Comitato Centrale del Partito comunista dell'Unione Sovietica dal 1947 al 1982 e di fatto il principale ideologo dell'URSS nell'era Brežnev: la democrazia borghese è progressiva anche «rispetto alle terroristiche forme di governo del grande capitale contemporaneo»; oggi il capitalismo non può più avvalersi della sua stessa democrazia, che gli è sempre più d'impaccio, perciò tenta di sopprimerla non apertamente, come accaduto col fascismo, ma in modo più sottile e ingannevole, a colpi di governi tecnici e genuflessioni dinanzi all'“Europa”. La conclusione che si può trarre da Suslov è che i comunisti debbano lottare non soltanto per il socialismo, ma anche per la democrazia stessa, per l'indipendenza nazionale e per la pace. Anche se dandogli in molti casi un'interpretazione discutibile, dovuta alla necessità di fare sintesi tra le posizioni diverse presenti nel Partito, anche Brežnev13 non nega mai pubblicamente la necessità di continuare sulla strada maestra del marxismo-leninismo:
«Il nostro partito ha una grande storia, densa e ricca di avvenimenti. E se noi abbiamo percorso con successo un immenso e difficile cammino e abbiamo retto degnamente a tutte le prove, ciò lo dobbiamo soprattutto al fatto che ci siamo sempre serviti della nostra arma più sicura, della dottrina marxista-leninista, che l’abbiamo seguita sempre e l’abbiamo sviluppata in modo creativo. E se il nostro partito, tutto l’immenso collettivo, strettamente unito, dei comunisti sovietici risolve oggi con successo qualsiasi compito che si pone, se in qualsiasi settore d’attività, importante o secondario, i comunisti adempiono con onore la loro funzione di avanguardia, ciò è dovuto proprio al fatto che il nostro partito è educato nello spirito del marxismo-leninismo, è permeato delle idee di questa grande dottrina. Il leninismo è diventato per il nostro partito una vera scienza per vincere. E lo sarà sempre. Quante volte è toccato a noi comunisti sentir dire che la dottrina marxista-leninista sarebbe invecchiata, avrebbe perso la sua importanza.
Gli ideologi della borghesia, i riformisti e i revisionisti, i confusionari piccolo-borghesi affermano: come è mai possibile ispirarsi nell’attività pratica di oggi ad una teoria fondata molti decenni fa? Bisogna vedere di quale teoria si tratta — rispondiamo noi a tali critici. La storia conosce decine e centinaia di esempi in cui teorie, concezioni e interi sistemi filosofici che pretendevano di rinnovare il mondo, non hanno retto alla prova dei tempi, sono crollati, sono tramontanti ingloriosamente a contatto con la vita. Proprio tale sorte tocca inevitabilmente a tutti coloro che hanno cercato e cercano di sostituire la scienza del marxismo-leninismo con falsificazioni raffinate, adatte agli interessi della borghesia, o con teorie pseudorivoluzionarie, sorte casualmente e avulse dalla realtà. Invecchiano le teorie fondate su dogmi, incapaci di tenere il passo con lo sviluppo della società. È stata e sarà diversa la sorte storica della teoria del comunismo scientifico. La forza del marxismo-leninismo consiste nel fatto che alla sua base c’è la dialettica rivoluzionaria, materialistica che richiede sempre una analisi concreta di una situazione concreta. Il continuo e stretto legame con la prassi, con la vita reale, i criteri rigorosamente scientifici nell’affrontare la realtà costituiscono l’anima viva del marxismo-leninismo. È in ciò che risiede il segreto della sua eterna giovinezza. Noi custodiamo come una grande conquista del pensiero sociale tutte quelle cognizioni relative alla società e alla lotta di classe, circa le leggi di sviluppo della storia, sulla rivoluzione socialista e le vie di edificazione del socialismo che ci hanno lasciato in eredità Marx, Engels e Lenin. Ma noi le custodiamo non come gli archivisti custodiscono le vecchie carte, ma come spetta agli eredi di questa grande dottrina, immettendo audacemente nella prassi politica l’inestimabile capitale di cognizioni, sviluppando e moltiplicando continuamente il patrimonio teorico da noi ereditato. Senza sviluppare la dottrina marxista-leninista, non possiamo marciare in avanti. Il marxismo-leninismo è diventato la bandiera ideale del popolo sovietico. È un’immensa conquista della nostra rivoluzione, il pegno della vittoria del comunismo. Il partito aspira a che ogni cittadino sovietico veda nel marxismo-leninismo una bussola sicura, una valida guida d’azione».
12. M. A. Suslov, Il marxismo-leninismo, dottrina internazionalista della classe operaia, Dall’Oglio, Milano 1976, pp. 116-118.
13. L. I. Brežnev, La via leninista, vol. II, Editori Riuniti, Roma 1974, pp. 130-132.