1.3. DALLA DOPPIA VIA MARXIANA ALL'IMPOSTAZIONE LENINISTA
Il grande problema che si pone però ai marxisti che si trovino al punto di dover iniziare la costruzione della società socialista, in primo luogo quindi ai bolscevichi russi nel 1917, è quello di realizzare concretamente questa serie di principi politici, per i quali non sono state fornite indicazioni chiare. Secondo il professore Bruno Jossa «Marx ebbe in mente soprattutto due sistemi di produzione che avrebbero potuto garantire la transizione al comunismo: un sistema di imprese pubbliche con pianificazione centralizzata dell'attività economica e il sistema dei consigli di fabbrica, che per noi è un sistema di cooperative di produzione gestite dai lavoratori».
In Stato e Rivoluzione, Lenin delinea a livello teorico il modello (fornito di caratteristiche concrete) che avrebbe dovuto avere il futuro stato socialista una volta preso il potere. In continuità con Marx ed Engels, per Lenin lo Stato non è mai neutrale rispetto ai conflitti di classe, ma è l’organo tramite il quale la classe dominante esercita il suo potere, per conservare i rapporti di produzione dominanti. Lo Stato non è quindi un apparato “tecnico”, ma un rapporto sociale nel quale si cristallizzano determinati rapporti di forza e mediazione tra le classi. Sulla scorta delle riflessioni che Marx elaborò dopo l’esperienza della Comune di Parigi, Lenin prefigura uno Stato di tipo consiliare (ossia una repubblica socialista sovietica) ispirato ai principi organizzativi comunardi: eleggibilità e revocabilità di tutti i funzionari pubblici, unità del potere legislativo ed esecutivo, rotazione delle cariche e controllo rigido sui salari dei funzionari pubblici per evitare la formazione di una burocrazia, esercito permanente sostituito dal popolo in armi. Dalla sostanziale dittatura della borghesia si può operare il passaggio dal capitalismo al comunismo (società senza classi) solo attraverso la dittatura del proletariato. In polemica sia con le concezioni anarchiche sia con quelle riformiste, Lenin afferma che l'originaria concezione di Marx ed Engels vede lo Stato operaio socialista come un «semi-Stato» in via d'estinzione, che si appresta cioè a svanire via via che la soppressione del capitalismo su scala mondiale e l'elevazione delle condizioni sociali e culturali dei lavoratori renderanno superflua ogni forma di costrizione statale e di potere politico.
Lenin riuscì a far approvare tali tesi nella piattaforma dell'Internazionale Comunista approvata al suo primo congresso, nel 1919, con ovvie conseguenze di diffusione di tali concezioni in campo marxista internazionale:
«Come tutti gli stati, lo stato proletario è uno strumento di repressione, ma è rivolto contro i nemici della classe operaia. Il suo scopo è di infrangere la resistenza degli sfruttatori, che utilizzano qualsiasi mezzo a propria disposizione nella disperata battaglia per soffocare nel sangue la rivoluzione, di rendere impossibile la loro resistenza. La dittatura del proletariato, che dà palesemente una posizione privilegiata al proletariato nella società, è comunque una istituzione provvisoria. Appena la resistenza dei borghesi sia infranta, appena essi siano stati espropriati, e trasformati gradualmente in un ceto lavoratore, la dittatura proletaria scompare, lo stato svanisce, e con esso le classi stesse. La cosiddetta democrazia, cioè la democrazia borghese, non è niente altro che la dittatura mascherata della borghesia. La tanto esaltata “volontà collettiva del popolo” non esiste più di quanto esista il popolo come un tutto unico. Quello che esiste realmente sono le classi con volontà opposte e incompatibili. Ma dato che la borghesia è una piccola minoranza, ha bisogno di questa finzione, di questa impostura della “volontà del popolo” nazionale, cosicché dietro a queste parole altisonanti può consolidare il proprio dominio sulle classi lavoratrici e imporre loro la propria volontà di classe. Di contro il proletariato, in quanto larga maggioranza della popolazione, utilizza apertamente il potere delle proprie organizzazioni di massa, dei propri soviet, per abolire i privilegi della borghesia e garantire il passaggio alla società comunista senza classi».4
4. Ibidem.