11.1. BREVE STORIA DELLA NATO
Per tracciare un breve profilo della storia della NATO ci affidiamo ad una relazione storico-politica di Marco Nebuloni24:
«Aderiscono alla NATO 28 paesi. Il bilancio totale si aggira attorno agli 800 milioni di dollari, attualmente il Segretario generale è il danese Stoltenberg. La NATO è inoltre in regime di partenariato bilaterale con diversi altri paesi su singole questioni. Oggi si palesa ormai esplicitamente ciò che è evidente già da mezzo secolo, e reso formale tra il 2001 e il 2010: la perfetta sincronia e sinergia di Unione Europea e NATO e il loro ruolo imperialistico. Proprio in questi mesi stiamo assistendo ad un'escalation dell'integrazione nordatlantica con la firma dei trattati TTIP e TISA tra l'Unione e gli Stati Uniti. La NATO, Organizzazione del Trattato Nord Atlantico, è, secondo la vulgata borghese, la barriera anticomunista erta a difesa di Berlino Ovest nel 1949 dalle democrazie occidentali assediate dall’URSS. La verità storica, invece, ci dice che il 4 aprile 1949 a Washington si porta a compimento ciò che USA, Regno Unito e Francia non erano riusciti a fare prima: un’alleanza militare mondiale di contenimento, minaccia e aggressione del comunismo internazionale, di fatto una poderosa cintura di sicurezza attorno ai grandi monopoli occidentali. La NATO ebbe subito un ruolo militare, di ricostruzione degli arsenali distrutti o danneggiati dalla seconda guerra mondiale e politico, di agganciamento delle democrazie europee alle esigenze nordamericane. Il Piano Marshall non poteva bastare. La NATO, con base a Bruxelles, prevede organismi interni autonomi ed esecutivi, bilanci economici costantemente foraggiati e una rete di partenariati bellici (sia tra eserciti, che tra industrie militari) che arriva fino al controllo di una rete fisica di oleodotti, fino a poco tempo fa secretata dagli Stati, che collega le maggiori basi militari europee dal Portogallo al Friuli. La NATO, di fatto, è un elemento di forte limitazione della sovranità nazionale degli Stati membri e di vincolo a scelte strategiche economico-militari antidemocratiche e antipopolari.
Dal 1949 al 1995 non vi sono stati impegni di guerra diretti della NATO, ma subito dopo il crollo del blocco sovietico, e del Patto di Varsavia, e la formulazione da parte degli USA del “Nuovo Ordine Mondiale”, si rendeva necessario adottare una nuova strategia per l'apertura, manu militari, di nuovi mercati. Se durante la Guerra Fredda il Patto Nord Atlantico è servito soprattutto a contenere i movimenti comunisti nei paesi membri, con strutture al limite del paramilitare come l’italiana Gladio e il sostegno anche esplicito ad organizzazioni eversive fasciste, dal 1991 è occorsa una rocambolesca fuga in avanti, volta a conquistare i cocci dell’ex URSS uno dopo l’altro. Con buona pace di Michail Gorbacev. Nel 1994 la NATO agevola l’adesione di nuovi membri: i primi paesi ex comunisti ad aderire sono Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, guarda caso i focolai più tenaci dell’anticomunismo durante tutta la seconda metà del ‘900. Nel 1997 il primo intervento militare contro il diritto internazionale è in Kosovo, per la definitiva disintegrazione della Jugoslavia. Nasce il concetto di “intervento umanitario”, con il grave silenzio ONU e il primo serio sbandamento ideologico delle sinistre europee dopo il crollo del Muro di Berlino. La NATO ora dovrà solo trovare il modo di legittimare l’interventismo mondiale. Il pretesto lo fornice l’attacco terroristico, ancora oggi oggetto di numerose inchieste informali, dell’11 settembre 2001. Uno Stato membro della NATO è stato attaccato e colpito in casa, e come da Statuto NATO, la risposta collettiva è legittima e giuridicamente fondata. Gli USA possono costruire il loro Nuovo Ordine Mondiale con buona pace del diritto internazionale. Si decide di attaccare l’Afghanistan unilateralmente. Il regime dei Talebani, che pure era stato foraggiato contro i sovietici fino al 1989, viene facilmente sostituito con un governo fantoccio, innescando una guerra civile ancora in corso.
Mentre la NATO arriva alle porte di Mosca circondando l’exclave baltica di Kaliningrad e intensificando le relazioni con i paesi ex-URSS asiatici, nel 2003 l’ONU le assegna il controllo della missione internazionale in Afghanistan, per la pacificazione di quel paese ormai del tutto allo sbando. La NATO diviene formalmente esecutore e mandatario del Consiglio di Sicurezza ONU. La NATO è così pronta ad intervenire in tutti i maggiori teatri di guerra e a suscitarne di nuovi. Mentre si allargano le adesioni a macchia d’olio, scoppia la seconda guerra del Golfo, si interviene in Somalia e in diversi altri paesi africani (l’ultimo è la Libia nel 2011, in cui la NATO è intervenuta unilateralmente e poi l’ONU ne ha legalizzato l’operato). I paraventi ideologici sono sempre quelli dell’intervento umanitario, della lotta al terrorismo e della difesa preventiva.
Nel 2010, finalmente, l’assemblea NATO riunita a Lisbona licenzia una nuova propria Carta, si tratta della cosiddetta “Nuova concezione strategica”. Altro non è se non l’applicazione del Nuovo Ordine Mondiale proclamato da Bush già nel 1991, in cui si prevedono il consolidamento e l’espansione del regime capitalistico su larga scala (la cosiddetta globalizzazione) con la potente regia di organizzazioni quali il Fondo Monetario Internazionale, la Commissione Trilaterale e il Gruppo Bilderberg. La Nuova concezione strategica NATO prevede l’intervento attivo esterno ai confini NATO, la creazione di una struttura militare europea in grado di affrontare terreni di guerra, e proclama l’interesse strategico mondiale della NATO: globalizzazione economica e militare. In una parola: imperialismo».
24. Relazione tenuta in occasione delle presentazioni della dispensa di formazione Introduzione al marxismo, socialismo, comunismo, cit. nel 2015, a Milano e Lecco.