1.10. LA “DITTATURA”, I DISSIDENTI POLITICI E YOANI SANCHEZ
Quando qualcuno parla di dittatura cubana di Fidel Castro (e poi di Raul), bisognerebbe spiegargli il sistema politico cubano: il popolo cubano celebra le elezioni ogni 5 anni negli ambiti municipali, provinciali e statale; alle elezioni non possono partecipare partiti (nemmeno il Partito Comunista può parteciparvi), ma esiste una libera concorrenza tra i candidati alle elezioni, che sono proposti dalle assemblee popolari di ogni ambito, sullo stile della democrazia assembleare della Rivoluzione Francese dei primi anni. Si critica Cuba per non consentire il pluripartitismo politico ma oggi sappiamo che tale pluralismo borghese, in un contesto capitalista dove tutto è merce, non garantisce di per sé la democrazia, cioè il governo del popolo per il popolo; consente forse una partitocrazia al servizio dei più ricchi, con un forte bipartitismo che si alterna al governo, secondo la tendenza ideologica (più liberale o più conservatrice) dei borghesi, che peraltro dispongono del controllo dei principali mezzi di comunicazione e di controllo sociale.
Il sistema cubano viene così spiegato dall'accademico Juan Mendoza: il modello elettorale cubano nasce dalla Costituzione approvata nel 1976, che costituisce la base della prima legge elettorale. Dopo le modifiche costituzionali del 1992, la norma è stata ristrutturata in quella che è ancora oggi vigente. La legge organizza le elezioni in due momenti: le generali, ogni 5 anni, per eleggere i deputati all'Assemblea nazionale e i delegati a quella provinciale; le parziali, ogni due anni e mezzo, per selezionare i delegati alle assemblee municipali.
Nella tappa parziale vi è un fattore di grande valore che è la nomina, la quale costituisce un atto di partecipazione civica essenzialmente cittadina; per realizzarla si riunisce la comunità a livello di zone di nomina e si propongono quelle persone che hanno le condizioni per rappresentarle. Le proposte approvate nel corso delle riunioni vanno direttamente a comporre la lista dei candidati di quella circoscrizione, in ciò «si evidenzia il concetto ampiamente democratico delle nostre elezioni», ha sottolineato Mendoza. In base alle norme i candidati non fanno campagne elettorali, come è comune in altri modelli.
La Commissione elettorale locale si occupa della divulgazione delle biografie e foto in modo che la popolazione sia informata e possa scegliere chi ha le migliori credenziali. Altro elemento interessante per il vicepreside è l'universalità delle elezioni cubane, in particolare nel «diritto di tutti a votare e impegnarsi civicamente». L'universalità sta nel fatto che tutti i cubani in età elettorale entrano automaticamente nelle liste elettorali, mentre in altre nazioni è necessario iscriversi. «Questo risulta rilevante perché quando si ascolta nelle notizie che in tale paese ha votato il 40% degli elettori, questa percentuale non è della cittadinanza tutta, ma di coloro che sono iscritti nel registro. Quando qui si dice che ha votato il 90% circa, si sta prendendo realmente in considerazione tutta la popolazione» ha spiegato.
Sulla questione dei dissidenti basterebbe leggere, per capire come il fenomeno sia montato ad arte politicamente, un paio di libri: in Un altro agente all'Avana di Raul Capote, emergono bene le tattiche e le modalità messe in atto dalla CIA per cercare di fomentare scontento e rivolte interne al paese cubano; nel libro Los Disidentes si trovano tutte le testimonianze degli agenti segreti cubani che sono stati bruciati ultimamente per contrastare l'organizzazione illegale che i responsabili della SINA, la Sezione di Interesse nordamericana a Cuba, stavano formando, pagando e foraggiando i mercenari mascherati da poveri perseguitati politici, da (falsi) giornalisti, (falsi) intellettuali, (falsi) bibliotecari, e chi più ne ha ne metta. Sulla questione e sulla «dittatura personale di Castro» sono utili questi estratti di un'intervista fatta nel 2003 da Oliver Stone a Fidel Castro:
Il sistema cubano viene così spiegato dall'accademico Juan Mendoza: il modello elettorale cubano nasce dalla Costituzione approvata nel 1976, che costituisce la base della prima legge elettorale. Dopo le modifiche costituzionali del 1992, la norma è stata ristrutturata in quella che è ancora oggi vigente. La legge organizza le elezioni in due momenti: le generali, ogni 5 anni, per eleggere i deputati all'Assemblea nazionale e i delegati a quella provinciale; le parziali, ogni due anni e mezzo, per selezionare i delegati alle assemblee municipali.
Nella tappa parziale vi è un fattore di grande valore che è la nomina, la quale costituisce un atto di partecipazione civica essenzialmente cittadina; per realizzarla si riunisce la comunità a livello di zone di nomina e si propongono quelle persone che hanno le condizioni per rappresentarle. Le proposte approvate nel corso delle riunioni vanno direttamente a comporre la lista dei candidati di quella circoscrizione, in ciò «si evidenzia il concetto ampiamente democratico delle nostre elezioni», ha sottolineato Mendoza. In base alle norme i candidati non fanno campagne elettorali, come è comune in altri modelli.
La Commissione elettorale locale si occupa della divulgazione delle biografie e foto in modo che la popolazione sia informata e possa scegliere chi ha le migliori credenziali. Altro elemento interessante per il vicepreside è l'universalità delle elezioni cubane, in particolare nel «diritto di tutti a votare e impegnarsi civicamente». L'universalità sta nel fatto che tutti i cubani in età elettorale entrano automaticamente nelle liste elettorali, mentre in altre nazioni è necessario iscriversi. «Questo risulta rilevante perché quando si ascolta nelle notizie che in tale paese ha votato il 40% degli elettori, questa percentuale non è della cittadinanza tutta, ma di coloro che sono iscritti nel registro. Quando qui si dice che ha votato il 90% circa, si sta prendendo realmente in considerazione tutta la popolazione» ha spiegato.
Sulla questione dei dissidenti basterebbe leggere, per capire come il fenomeno sia montato ad arte politicamente, un paio di libri: in Un altro agente all'Avana di Raul Capote, emergono bene le tattiche e le modalità messe in atto dalla CIA per cercare di fomentare scontento e rivolte interne al paese cubano; nel libro Los Disidentes si trovano tutte le testimonianze degli agenti segreti cubani che sono stati bruciati ultimamente per contrastare l'organizzazione illegale che i responsabili della SINA, la Sezione di Interesse nordamericana a Cuba, stavano formando, pagando e foraggiando i mercenari mascherati da poveri perseguitati politici, da (falsi) giornalisti, (falsi) intellettuali, (falsi) bibliotecari, e chi più ne ha ne metta. Sulla questione e sulla «dittatura personale di Castro» sono utili questi estratti di un'intervista fatta nel 2003 da Oliver Stone a Fidel Castro:
«Oliver Stone - Sulla lista redatta da Amnesty International, l'organizzazione dei diritti dell'uomo, Cuba è lontano dall'essere il peggiore dei paesi. Vi si rimprovera solo la detenzione di “prigionieri di coscienza”, come lo si rimprovera al Messico, al Perù e all'Argentina.Riguardo alla nota dissidente Yoani Sanchez il suo ex traduttore italiano, Giordano Lupi, ha affermato in passato che «in realtà lo scopo di Yoani Sánchez è sempre stato quello di diventare ricca e famosa». Alla faccia della «lotta per la libertà di Cuba» contro la «dittatura dei Castro», proclamata per anni e regolarmente tradotta e avallata dallo stesso Lupi. Il Governo di Cuba e i suoi organi di informazione hanno spesso accusato la Sánchez di essere una mercenaria al soldo degli Stati Uniti d'America o di aziende editoriali come il Gruppo PRISA, di incitare alla violenza, di denigrare la rivoluzione cubana e di fomentare la sovversione interna, di ingiuriare Cuba e di inviare messaggi basati sui principi della guerra cibernetica del Pentagono. In più, si è insinuato che il server tedesco Cronon AG, al quale Sanchez si appoggia, ospiti anche siti di estrema destra e neonazisti. Il 16 dicembre 2010 Wikileaks ha pubblicato un cablogramma in cui Sanchez lamenta ai diplomatici americani l'impossibilità di fare acquisti su Internet tramite PayPal e annuncia che «simili angoscianti restrizioni» alle libertà personali non possono che «favorire un cambiamento», ovvero la caduta del dittatore Castro. PayPal è una delle tante aziende statunitensi che non può operare a Cuba per via dell'embargo imposto unilateralmente dagli Stati Uniti. In effetti Yoani Sanchez è stata liberissima di insultare tutti i giorni Fidel e Cuba con le solite menzogne. Nessuno l’ha mai arrestata per questo, nessuno le ha mai torto un capello. Diverse associazioni filo-cubane hanno sottolineato che le denunce della Sánchez sulla limitazione degli strumenti informatici e sulla mancanza di libertà di espressione siano in contrasto con la perfetta regolarità dei suoi quotidiani attacchi al governo fatti sul web.26
Fidel Castro - D'accordo per i “prigionieri di coscienza”, ma Amnesty o l'Onu hanno indagato sulle decine e decine di morti ordinate da Bush con il pretesto della lotta anti-terrorismo, senza parlare degli attentati che sono stati orchestrati contro la mia persona dai diversi governi americani? In più, mentono, questi famosi “prigionieri di coscienza” sono in realtà dei mercenari.
O.S. - Siete certo che i 75 dissidenti condannati avevano tutti ricevuto del denaro dagli Stati Uniti?
F.C. - In un modo o nell'altro, è stato provato.
O.S. - Ma molti cubani ricevono soldi dall'estero, dalle loro famiglie, dai loro parenti. È facile essere accusati, no...
F.C. - Se non riusciamo a provare che il denaro inviato dai vostri cugini viene dal governo americano, non prendiamo nessuna misura contro di voi. Solo per l'anno 2002, l'agenzia USAid ha inviato qui circa 2,5 milioni di dollari.
O.S. - Lei però è il “caudillo”.
F.C. - Rifiuto questa definizione. Io sono una sorta di padre spirituale, non sono neanche presidente della Repubblica, ma soltanto del Consiglio di Stato. Non posso nemmeno nominare un mio amico ambasciatore. Rappresento, essenzialmente, un'autorità morale. Ma se vogliamo parlare dei “valori democratici” americani, allora diciamo che solo il 50% dei cittadini va a votare, e che il presidente viene eletto con meno del 25% dei suffragi. Da noi almeno l'affluenza alle urne è del 94,5%, anche se il voto non è obbligatorio.
O.S. - Onestamente, non c'è mai stato abuso di potere?
F.C. - Senza dubbio, ma mai con spargimento di sangue. Qui non c'è mai stato un caso di tortura, sono pronto a pagare tutto il denaro che volete. Eppure, milioni di volte è stato scritto il contrario. Ma noi siamo vaccinati contro questo tipo di menzogne».
26. Fonti usate: O. Stone, Fidel Castro: «Io sono la rivoluzione». Quell'ultima intervista concessa a Oliver Stone, L'Espresso (web), 26 novembre 2016; Redazione Huffington Post, “Yoani Sánchez pensa solo ai soldi, a Cuba è libera di fare ciò che vuole”. Lo sfogo del traduttore italiano della blogger, Huffington Post (web), 9 maggio 2014; Prensa Latina, Perché il sistema elettorale cubano è diverso?, Elpravda.blogspot.it-CCDP, 22 ottobre 2012; Giovani Comunisti/e Asti, 34 cose da sapere sul regime socialista di cuba – contro le menzogne diffuse dagli USA, Astigc.wordpress.com, 24 settembre 2010; G. Minuti, I dissidenti, Siporcuba.it; R. Capote, Un altro agente all'Avana. Le avventure di un infiltrato nella CIA, Zambon, 2015 [1° edizione originale Enemigo, Editorial José Martì, La Habana, 2012].