1.1. QUANTE TASSE SI PAGAVANO?
Quello che segue è un dettagliato articolo di Mario Luna2 che nel 1951 dalle pagine di Rinascita spiega perfettamente come funzionasse il sistema tributario sovietico e quali novità avesse apportato rispetto al sistema fiscale occidentale capitalista:
«Anche nel campo tributario il socialismo ha aperto e indica all'umanità strade nuove, in corrispondenza di una struttura economica e di un'organizzazione della vita produttiva in cui è bandita ogni forma di sfruttamento. La funzione tributaria, che nei paesi ad economia capitalistica è ridotta al rango di uno strumento per togliere ingenti masse di denaro agli strati popolari e destinarle ad usi che di “collettivo” hanno solo il nome, acquista nel paese del socialismo il contenuto e la dignità di un servizio sociale: attraverso di esso la collettività si paga i servizi di cui ha bisogno e si finanzia l'espansione economica del proprio paese. A questa differenza sostanziale di contenuto e di scopi corrisponde una differenza non meno profonda, -nella organizzazione e nell'esplicazione: la caratteristica fondamentale del sistema tributario sovietico sta nel fatto che la sua struttura è strettamente armonizzata con quella dei programmi di sviluppo economico pianificato ed è funzionalmente aderente al processo produttivo in tutta la sua estensione. Ciò risulta innanzitutto da un quadro generale delle entrate del bilancio statale sovietico; queste ammontavano per il 1951, secondo il preventivo formulato dal ministro Zverev il 6 marzo scorso, a 458 miliardi di rubli. Questa somma (pari a circa 50 volte il totale delle entrate del bilancio di Stato italiano) si ripartiva come segue nei fondamentali capitoli di entrata:
Miliardi di rubli | % del totale | |
Imposte sul giro di affari delle aziende socialiste industriali ed agricole |
244,5 | 53,3 |
Imposte sugli utili delle aziende socialiste industriali ed agricole |
47,1 | 10,3 |
Imposte sui redditi individuali | 43,1 | 9,4 |
Prestiti interni | 33,3 | 7,2 |
Entrate diverse | 90,0 | 19,8 |
Totale | 458,0 | 100 |
Il capitolo “entrate diverse” comprende i proventi delle assicurazioni, dei diritti doganali, delle imposte sulla gestione delle stazioni di macchine agricole, e altri minori. Come si vede, più del 66% del totale delle entrate di bilancio sono state fornite dalle aziende socialiste (comprese le stazioni di macchine agricole) sotto forma di imposte sugli affari e di prelievi statali sugli utili. Le imposte sulla popolazione sono state limitate al di sotto del 10% del totale delle entrate e in nessun caso hanno assunto la forma di imposte sui consumi. Ritroviamo in ciò, anche per il 1951, la caratteristica fondamentale del sistema tributario sovietico: la preponderanza del contributo diretto delle unità produttive alle spese di carattere collettivo. Ecco il confronto, per alcuni anni significativi, fra i gettiti delle imposte sulle attività, economiche aziendali e i gettiti di quelle sui redditi individuali, espressi entrambi in % delle entrate totali di bilancio:
Imposte sull'attività economica aziendale | Imposte sui redditi individuali | |
1935 | 75,5 % | 4,3 % |
1938 | 72,3 % | 4,0 % |
1943 | 45,0 % | 14,0 % |
1946 | 64,0 % | 6,9 % |
1949 | 66,0 % | 7,7 % |
Si vede come, anche nel periodo più acuto della guerra, le imposte sulla popolazione abbiano concorso al totale delle entrate per un'aliquota, di gran lunga inferiore a quella delle imposte sull'attività economica (produzione e scambi). In altri termini il sistema tributario sovietico opera fondamentalmente all'origine del processo economico (cioè sulla produzione), a differenza di quanto avviene in tutti i paesi capitalistici che traggono la parte di gran lunga preponderante delle entrate di bilancio statale da imposte sui consumi e sui redditi della popolazione; basti citare il caso degli Stati Uniti in cui oltre metà delle entrale del bilancio proviene da imposte sulle masse popolari sotto forma di imposte sui redditi da lavoro (1/3 del totale) o sui consumi (1/5) e la parte restante (40% circa) da imposte sui redditi della proprietà produttrice privata; o il caso dell'Italia in cui oltre i 2/3 provengono da imposte e tasse sui consumi e l'aliquota restante si ripartisce sui redditi da lavoro, su quelli di proprietà e sulla attività economica come tale. Questa diversità di concezione (e di organizzazione) risulta ancora meglio scendendo ad un esame delle singole voci di entrate del bilancio sovietico e alla loro corrispondenza colle voci di spesa del medesimo.
1. - Abbiamo già visto che il gettito dell'imposta sugli utili aziendali per il 1951 è stato di 47 miliardi di rubli; per lo stesso anno la somma degli utili aziendali pianificati è stata di circa 80 miliardi. È quanto dire che l'utile totale aziendale al netto delle imposte e stato inferiore (il 70% precisamente) all'ammontare dell'imposta totale sugli utili. Tutto ciò senza considerare il fatto che l'utile pianificato delle aziende socialiste sovietiche viene destinato, nell'ambito, aziendale, a scopi di interesse sociale (investimenti, gratifiche al personale, spese assistenziali). Risulta già da questi pochi elementi come il socialismo affidi proprio alla funzione tributaria il compito della regolamentazione del giusto compenso del lavoro e ciò aiuta a comprendere il vero contenuto dell'imposta sugli utili aziendali: essa agisce infatti sull'utile aziendale totale, destinandone una parte (47 miliardi di rubli nel 1951) ad usi di interesse collettivo nazionale e un'altra parte (33 miliardi nel '51) ad usi di interesse collettivo aziendale.
2. - Il gettito dell'imposta sui giro di affari per il 1951 è stato di 244,5 miliardi di rubli; come negli anni precedenti questa imposta ha dunque rappresentato la fonte più importante delle entrate di bilancio. Essa colpisce i prodotti all'atto del loro trasferimento da un'azienda all'altra (es.: da un'azienda mineraria a una chimica; da quest'ultima a un'azienda tessile; da questa a un'azienda di abbigliamento, ecc.) con tassi di imposizione variabili a seconda dei prodotti, e nel tempo. Il contenuto politico-economico di questa imposta risulta considerando la differenziazione del tasso di imposizione sui diversi prodotti e la destinazione che il governo sovietico da al gettito complessivo di essa: è chiaro che una minor imposizione sugli scambi interaziendali delle merci che conducono ad un determinato prodotto finale ridurrà il costo di produzione e perciò il prezzo di quel prodotto e quindi ne espanderà il consumo; il contrario nei casi di una maggior imposizione. Generalizziamo questa considerazione e arriviamo alla conclusione che l'imposta sul giro di affari costituisce uno strumento fondamentale per la realizzazione articolata della politica economica del paese del socialismo nei diversi momenti e nelle diverse circostanze della sua storia: in particolare essa costituisce lo strumento concreto di discriminazione della parte del reddito nazionale che va all'investimento e di quella che va al consumo. Ed è importante riconoscere la piena rispondenza di questo strumento allo scopo: l'imposta sul giro d'affari segue infatti tutto il corso del processo produttivo; sicché essa risulta essere, oltre che un mezzo agilissimo di regolamentazione del consumo e di distribuzione delle disponibilità produttive, uno strumento capillare e generale di controllo sullo svolgimento di tutto il processo produttivo.
L'analisi delle funzioni della principale imposta del sistema tributario sovietico non sarebbe completa senza un esame dell'impiego del gettito globale che essa da: ebbene, sempre nel 1951, contro 244 miliardi di rubli di gettito si è avuto, da parte dello Stato, un impiego di 178,5 miliardi nell'economia nazionale (e cioè nella costruzione di nuove aziende, nell'ampliamento e nella modernizzazione degli impianti, nei lavori di trasformazione della natura e nel finanziamento diretto di aziende in espansione produttiva); qui, appunto, l'imposta sul giro di affari dimostra la sua funzione fondamentale che non è quella di gonfiare i prezzi delle merci a danno delle masse consumatrici per addossare a queste ultime le spese interessanti i gruppi dominanti, ma quella di regolamentare la distribuzione del reddito nei fondamentali capitoli dell'investimento, dell'ammortamento e del consumo. In conclusione: le imposte sui consumi nei paesi capitalistici costituiscono indiscutibilmente un elemento di limitazione dei consumi; l'imposta sul giro di affari in U.R.S.S, costituisce lo strumento finanziario fondamentale per lo sviluppo della capacità produttiva. È di grande significato ed è estremamente probante al riguardo veder l'andamento nel tempo del gettito di questa imposta la quale, è chiaro, costituisce l'espressione finanziaria più fedele dell'espansione della produzione in URSS:
Anno | Gettito dell'imposta sul giro d'affari (miliardi di rubli) |
1931 | 10,6 |
1934 | 30,2 |
1937 | 76,1 |
1940 | 108,3 |
1946 | 190,9 |
1949 | 245,5 |
La funzione espansiva di questa imposta nei riguardi della produzione non potrebbe essere meglio dimostrata che da queste cifre; le quali acquistano più valore se si tiene presente che mentre aumentava il gettito dell'imposta diminuivano i prezzi di vendita e si espandevano i consumi popolari.
3.- La struttura originale del bilancio di Stato sovietico, conseguente alla direzione statale dell'economia secondo piani economici di sviluppo, fa sì che le imposte nulla popolazione rappresentino quantitativamente un elemento di minore importanza fra le varie fonti di entrata. Ciononostante il governo sovietico annette grande valore a questa risorsa potenziale che, in casi dì emergenza, può trasformarsi in una fonte cospicua di entrate: negli anni decisivi della guerra queste imposte diedero un gettito 8 volte maggiore di quello del periodo 1937-39. Il loro gettito complessivo costituisce, del resto, un valore annuo notevole dato l'elevato numero di persone occupato e l'alto reddito medio individuale; questi due elementi fanno sì che l'incidenza media sul reddito individuale sia meno della metà di quella delle varie imposte pagate dall'italiano medio. Ma qui occorre sottolineare subito una differenza sostanziale che scaturisce da un esame dell’ utilizzazione dei gettiti di queste imposte nei due paesi e, in generale, in U.R.S.S. e in un qualunque paese ad economia capitalistica: in Italia, dunque, i gettiti delle imposte e tasse gravanti in definitiva sugli strati popolari (oltre 1000 miliardi) vanno a finire per 1/3 nelle spese militari e di polizia, per un altro terzo nei servizi finanziari e amministrativi dello Stato e soltanto il terzo restante si ripartisce fra spese di interesse economico e spese di assistenza e istruzione. Nel bilancio sovietico non è difficile scoprire dove vadano a finire i proventi delle imposte sulla popolazione. Ecco il quadro per il 1951:
Gettito delle imposte sulla popolazione | Spese statali di diretto interesse popolare |
43,1 Miliardi dì rubli | Istruzione 59 |
Servizi sanitari 21,9 | |
Mantenimento sociale (case di cultura, biblioteche, centri sportivi) 22,3 |
|
Sussidi a famiglie (famiglie numerose, donne non maritate) 4,1 |
|
Assicurazione sociale (Pensioni, vacanze) 21,1 | |
Totale 128,4 |
In altri termini: i servizi di carattere sociale e di immediato e diretto interesse popolare prestati dallo Stato hanno raggiunto un valore tre volte più grande di quello del gettito delle imposte sui redditi individuali; in linea di fatto, dunque, e nel senso “occidentale” dell'espressione, il cittadino sovietico non paga imposte dal momento che tutti ricevono gratuitamente istruzione, cure e assistenza medica e una parte notevole degli svaghi. Ciò premesso ecco come si articolano le imposte in questione: operai, impiegati, artigiani, hanno delle percentuali di imposizione variabili a seconda del guadagno mensile; entro i 1000 rubli (150.000 lire al mese) il tasso massimo è del 2,5% (in Italia i redditi da lavoro sono colpiti con tassi dal 4 al 12% [1951 ndr]); il tasso massimo per i kolkhoziani che abbiano una loro produzione personale è del 5%. Oltre i 1000 rubli il tasso è progressivo rispetto, ad una base del 10% sul reddito. Queste le caratteristiche di base dell'imposta sui redditi personali la quale appunto ha il carattere di un contributo differenziato al pagamento di una parte dei servizi messi a disposizione di tutta la popolazione. Non desta meraviglia, dopo questi dati e queste considerazioni, che il popolo sovietico abbia risposto con tanto entusiasmo negli anni trascorsi alle decisioni del governo sovietico di indire dei prestiti nazionali. Il sistema tributario sovietico si distacca nettamente, per la sua struttura e il suo funzionamento, da quelli operanti nei paesi a economia capitalistica; ciò avviene per la profonda diversità di struttura economica e sociale del mondo socialista e di quello capitalistico, e per i diversi scopi che, in conseguenza, vengono assegnati alla funzione tributaria. Il sistema tributario sovietico non deve servire a far sussistere e a mascherare le esose sperequazioni che caratterizzano i sistemi tributari capitalistici, né a spremere “costi quel che costi” sempre nuove masse di denaro dai consumatori ad ogni spirare di vento “atlantico”. Il recente spettacolo cui abbiamo assistito in Italia in occasione dell'occultamento di centinaia di miliardi di reddito da parte del grande capitale, lo scandaloso contenuto di classe della cosiddetta riforma tributaria, il perpetuarsi di un fiscalismo che per sistema spreme dagli strati meno abbienti della popolazione i mezzi finanziari per la realizzazione di una politica che interessa, solo gli strati privilegiati, gli aumenti a catena delle imposte e tasse sui più essenziali beni di consumo; tutta questa serie dì fatti e di elementi costituisce, per contrasto, un complesso di ragioni concretamente valide per il giusto apprezzamento della bontà del sistema tributario sovietico».
Da segnalare anche la descrizione fatta da Rodolfo Brancoli in un articolo scritto per Repubblica nel 19853, alla vigilia delle annunciate “riforme” di Gorbačev:
«le entrate dello Stato per il 1985 le imposte sui redditi individuali rappresentano poco più dell'8%. Il prelievo è tutto alla fonte, operato da uno Stato che in teoria è l' unico erogatore di reddito, il che rende superflua la presentazione di una denuncia di cui infatti non si ha nozione. Il lavoratore non paga niente sui primi settanta rubli, paga una aliquota che arriva all'8,2% sino ai cento rubli, e paga una aliquota massima del 13% oltre questa soglia. L'incidenza sul reddito medio di una famiglia, assumendo due salari medi di 185 rubli (al cambio ufficiale 4 rubli e 80 copechi equivalgono a 10.000 lire), è del 10%. I celibi e le donne sposate senza figli pagano una tassa del 6% che va ad alimentare il fondo di assistenza alle famiglie numerose e alle madri nubili. Un terzo della popolazione (pensionati, invalidi di guerra e del lavoro, studenti degli istituti superiori che ricevono un piccolo salario) non paga tasse. Le famiglie con quattro o più figli godono di una riduzione del 30%. I contadini che lavorano nei kolkhoz, che giuridicamente sono cooperative, sono esentati dalla imposta sui redditi e pagano solo una “tassa agricola” che si calcola incida per l'1,5% sul bilancio familiare, come corrispettivo per la terra coltivata in proprio. E se uno eredita qualcosa (dagli anni '40 non ci sono più limitazioni al diritto di eredità) l'imposta è inferiore a quella applicata al reddito da lavoro e non si applica ai beni mobili. Fine della spiegazione, il sistema fiscale della seconda potenza economica mondiale per quanto riguarda il cittadino contribuente è tutto qui. In teoria del resto non dovrebbero esistere fonti aggiuntive di reddito tassabile. Esenti i depositi nelle casse di risparmio che lucrano un interesse annuo del 3%, non ci sono investimenti da riportare, cedole da tagliare, proprietà immobiliari date in fitto che accrescano le entrate, attività professionali e commerciali svolte in proprio. Un sistema semplice per una società semplice».
2. M. Luna, Caratteristiche del sistema tributario sovietico, CCDP [1° edizione originale Rinascita, anno VIII, n° 12, novembre 1951].
3. R. Brancoli, Addio, Russia senza tasse, La Repubblica, 13 luglio 1985.