10.2. I TERRIBILI CRIMINI DEI TEDESCHI
Ascoltiamo i soldati tedeschi. Leggiamo le loro testimonianze su quanto accedeva quotidianamente sul fronte Orientale63. Probabilmente si chiarisce meglio l'importanza e la grandezza del ruolo assunto dall'Armata Rossa guidata da Stalin nel liberare l'Europa da questa mandria di feroci assassini aizzati dal loro leader nazista a compiere una vera e propria guerra di sterminio verso i popolo slavi, considerati da Hitler inferiori e degni di essere messi in schiavitù (non prima di averne sterminati almeno il 70-80%). Occorre premettere che tali violenze sono state infatti scientificamente incoraggiate dai vertici dello Stato e dell'Esercito nazisti, come dimostrano i seguenti due passaggi:
«Lotta delle due ideologie. Giudizio schiacciante riguardo al bolscevismo: è come un crimine asociale. Il comunismo è un pericolo spaventoso per l'avvenire. Si tratta di una lotta di annientamento. Se non guardiamo la questione da questo punto di vista, batteremo certamente il nemico, ma, tra 30 anni, il nemico comunista si opporrà di nuovo a noi. Non facciamo la guerra per conservare il nostro nemico. Lotta contro la Russia: distruzione dei commissari bolscevichi e dell'intellighenzia comunista». (discorso di Hilter ai suoi generali, 30 marzo 1941)64
«Quando in un villaggio sono stato obbligato a dare l'ordine di marciare contro i partigiani e i commissari ebrei, ho sistematicamente dato l'ordine di uccidere anche le donne e i bambini di questi partigiani e di questi commissari. Sarei un vigliacco e un criminale nei confronti dei nostri discendenti, se lasciassi crescere i bambini pieni di odio di questi sotto-uomini abbattuti nella lotta dell'uomo contro il sotto-uomo. Dobbiamo sempre essere coscienti del fatto che siamo coinvolti in una lotta razziale primitiva, naturale e primordiale». (Himmler, 16 dicembre 1943)65Il generale Kittel parla dei massacri del 1941, nella zona di Daugavpils (Lettonia) di cui è stato comandante. Contro gli ebrei operava la Sicherheitsdienst (SD):
«I bambini, li hanno presi per i capelli e hanno sparato. Poi li hanno gettati dentro la fossa. L’ho visto con i miei occhi… Sono salito in macchina e sono andato dall’uomo della SD e gli ho detto: “Vi proibisco una volta per tutte fucilazioni alle quali può assistere chiunque. Se fucilate la gente nel bosco, dove nessuno vede quanto accade, è affare vostro. Ma vi vieto di sparare anche per un solo giorno di più. Quando andiamo a prendere l’acqua alle fonti noi ci troviamo dei cadaveri…”.
I miei compagni si sono divertiti come matti Il caporale scelto Müller è intercettato mentre rievoca un’azione anti-partigiana svolta contro un villaggio russo: “Allora abbiamo riempito bottiglie di birra con la benzina, le abbiamo messe sul tavolo e uscendo, come se nulla fosse, ci siamo lanciati alle spalle delle bombe a mano. È bruciato tutto subito: tetti di paglia. Tutti morti: donne, bambini. Pochissimi partigiani. In situazioni simili io non avrei mai sparato senza essermi assicurato che si trattasse veramente di partigiani. Ma molti dei miei compagni si sono divertiti come matti”.»
Nell’ottobre del 1944, il radiotelegrafista Eberhard Kehrle e il fante delle SS Franz Kneipp hanno avuto una conversazione informale circa le tecniche di guerra contro i partigiani.
Kehrle: «Nel Caucaso, quando qualcuno di noi veniva ucciso, non c’era bisogno che ci dicessero che cosa dovevamo fare … Appena erano a vista imbracciavamo i fucili e sparavamo a donne, bambini, a tutto».
Kneipp: «Una volta, un gruppo di partigiani ha attaccato un convoglio che trasportava morti e feriti. Li abbiamo catturati dopo mezz’ora vicino a Novgorod. Liabbiamo messi in una cava di sabbia e abbiamo cominciato a sparargli contro con la mitragliatrice».
Kehrle: «Dovevate ucciderli lentamente».
Müller: «Quando ero a Kharkov (nell’attuale Ucraina ), era tutto distrutto, tranne il centro della città. Una città meravigliosa, di cui ho un meraviglioso ricordo. Tutta la gente parlava un po’ il tedesco che gli avevamo insegnato. E a Taganrog (in Russia ) c’erano delle sale cinematografiche e delle caffetterie meravigliose, e una splendida spiaggia. Sono stato dappertutto con il camion. E tutto ciò che vedevi erano donne che facevano i lavori forzati».
Fausst: «Oh, mio Dio!»
Müller: «C’erano delle ragazze eccezionalmente belle che costruivano delle strade. Così le abbiamo caricate su, le abbiamo trapanate e le abbiamo buttate di nuovo fuori. Ragazzi, … ci avranno sicuramente maledetto».
Reimbold:
Kehrle: «Nel Caucaso, quando qualcuno di noi veniva ucciso, non c’era bisogno che ci dicessero che cosa dovevamo fare … Appena erano a vista imbracciavamo i fucili e sparavamo a donne, bambini, a tutto».
Kneipp: «Una volta, un gruppo di partigiani ha attaccato un convoglio che trasportava morti e feriti. Li abbiamo catturati dopo mezz’ora vicino a Novgorod. Liabbiamo messi in una cava di sabbia e abbiamo cominciato a sparargli contro con la mitragliatrice».
Kehrle: «Dovevate ucciderli lentamente».
Müller: «Quando ero a Kharkov (nell’attuale Ucraina ), era tutto distrutto, tranne il centro della città. Una città meravigliosa, di cui ho un meraviglioso ricordo. Tutta la gente parlava un po’ il tedesco che gli avevamo insegnato. E a Taganrog (in Russia ) c’erano delle sale cinematografiche e delle caffetterie meravigliose, e una splendida spiaggia. Sono stato dappertutto con il camion. E tutto ciò che vedevi erano donne che facevano i lavori forzati».
Fausst: «Oh, mio Dio!»
Müller: «C’erano delle ragazze eccezionalmente belle che costruivano delle strade. Così le abbiamo caricate su, le abbiamo trapanate e le abbiamo buttate di nuovo fuori. Ragazzi, … ci avranno sicuramente maledetto».
Reimbold:
«Nel primo campo dove mi hanno portato gli agenti della polizia penitenziaria c’era un ragazzo molto stupido, uno di Francoforte, un giovane tenente. C’erano otto di noi che, seduti intorno ad un tavolo, parlavano della Russia. Lui ha detto: “Andiamo a prendere la spia russa che abbiamo catturato nei paraggi. Prima le abbiamo dato una bastonata sulle tette con uno stecco, poi abbiamo percosso la sua parte posteriore con la baionetta. Dopo averla scopata, l’abbiamo trascinata fuori e le abbiamo sparato. Mentre stava distesa sulla schiena, le lanciavamo delle granate. Tutte le volte che una cadeva vicino al suo corpo, lei urlava”. E pensare che c’erano otto ufficiali tedeschi seduti al tavolo con me, e tutti che sono scoppiati a ridere».In una conversazione all’interno della sua cella, il generale Edwin Graf von und Rothkirch Trach parla di quando si trovava nella città polacca di Kutno:
«Conoscevo abbastanza bene un capo delle SS, e un giorno mentre parlavamo del più e del meno mi disse: “Senti, vuoi filmare una di queste fucilazioni? Voglio dire, non ha importanza. Queste persone vengono sempre fucilate al mattino. Ma se siete interessanti, ne abbiamo ancora un po’, e potremmo fucilarle nel pomeriggio, se vi fa piacere”.»Sono solo alcune delle migliaia di testimonianze che mostrano come l'imbarbarimento e la violenza tedesca non siano solo conseguenza di un indottrinamento “dall'alto”, ma anche di un profondo razzismo interiorizzato da larghe fasce della popolazione. A noi interessa soprattutto far capire l'entità di questa violenza criminale, oggi difficilmente concepibile dopo decenni di relativa prosperità dovuta all'assenza di guerre su larga scala condotte sui territori delle popolazioni occidentali europee. Solo comprendendo tale barbarie, di cui al tempo si era invece pienamente consapevoli, è possibile capire sia alcune decisioni politiche del PCUS nel periodo degli anni '30 e lo shock che ha colpito i popoli sovietici durante e dopo il conflitto, con il costante timore provocato dall'avvento della guerra fredda e il rischio percepito di una devastazione.
63. Gli estratti che seguono hanno come fonti: G. Boatti, Ecco le confidenze dei prigionieri tedeschi nel ’41-’45, La Stampa, 2 maggio 2012; J. Fleischhauer, La guerra nazista descritta dai soldati tedeschi, Der Spiegel, 8 aprile 2011.
64. A. Hillgruber, Storia della seconda guerra mondiale. Obiettivi di guerra e strategia delle grandi potenze, Laterza, Roma-Bari 1987, p. 80.
65. C. Mattogno, Olocausto: Dilettanti allo sbaraglio, Pierre Vidal-Naquet, Georges Wellers, Deborah Lipstadt, Till Bastian, Florent Brayard et alii contro il revisionismo storico, Ar, Padova 1996, p. 22