21 Novembre 2024

10. FEDERICO GARCIA LORCA, POETA SPAGNOLO ANTIFASCISTA

«Ma io protestavo ogni giorno. Protestavo nel vedere i bambini negri come decollati dai colletti inamidati, con vestiti e stivaletti dai colori sgargianti, pulire le sputacchiere di uomini freddi che parlano come anitre. Protestavo per tutta questa carne rubata al paradiso, maneggiata dagli ebrei dal naso gelido e dall'anima inaridita; e protestavo per la cosa più triste, perché i negri non volevano essere negri, perché inventano pomate con cui nascondere i deliziosi capelli ricci e polveri che mutino il grigio del viso e sciroppi con cui ingrassare e attenuare il florido cachi delle labbra».

«Io sono uno Spagnolo integrale e mi sarebbe impossibile vivere fuori dai miei limiti geografici; però odio chi è Spagnolo per essere Spagnolo e nient'altro, io sono fratello di tutti e trovo esecrando l'uomo che si sacrifica per una idea nazionalista, astratta, per il solo fatto di amare la propria Patria con la benda sugli occhi. Il Cinese buono lo sento più prossimo dello spagnolo malvagio. Canto la Spagna e la sento fino al midollo, ma prima viene che sono uomo del Mondo e fratello di tutti. Per questo non credo alla frontiera politica».
Per lungo tempo l'immagine pubblica prevalente di Federico Garcia Lorca (Fuente Vaqueros, 5 giugno 1898 – Víznar, 19 agosto 1936), uno dei massimi poeti del '900, è stata quella di un artista popolano e spoliticizzato. La realtà è opposta. Lorca è un intellettuale, ma non per questo gli si può affibbiare l'etichetta di radical chic. In tempi in cui in Spagna troneggiano la monarchia, la dittatura e la Chiesa, egli esibisce pubblicamente idee progressiste e repubblicane, rendendo nota la propria omosessualità. Attivandosi sia nelle sue poesie che in prima persona, assume incarichi pubblici di rilievo durante il breve periodo repubblicano, trovando particolare appoggio da parte dei socialisti. Nel 1932 viene nominato direttore del Nuovo Teatro Universitario de La Barraca, attività che lo stesso Lorca considererà sempre come un figlio prediletto, il cui obiettivo fondamentale è quello di diffondere tra le masse popolari della Spagna, da sempre emarginate dalla cultura, il patrimonio letterario spagnolo, attraverso la messa in scena delle opere di Cervantes, Calderòn de la Barca e di altri classici. Nel dicembre 1934, in pieno biennio repubblicano, Lorca riafferma tenacemente, attraverso un'intervista rilasciata al quotidiano El Sol, la sua “parte politica”, ritrovandola negli ultimi, tra i diseredati, i poveri, coloro che non hanno nulla. L'ennesima affermazione pubblica del ruolo dell’intellettuale, che deve rispondere alla chiamata alla vita politica attiva. Quest'apertura della cultura a classi fino a quel momento emarginate è duramente criticata dai partiti conservatori, tanto nella sostanza, quanto nel metodo, mettendo l’accento sulle eccessive spese che tale programma educativo costa alle casse dello Stato. Nel corso della sua vita Lorca partecipa attivamente come conferenziere a numerosi appuntamenti culturali organizzati nel vivace clima letterario spagnolo, non disdegnando in nessuna di queste occasioni di esprimere apertamente la propria insofferenza, per non dire vera repulsione, verso le forme di totalitarismo e autoritarismo in aumento tanto in Europa quanto in centro e sud America. Tutte queste opinioni e dichiarazioni, ma la sua stessa vita pubblica tra il 1929 e il 1936, sono chiara espressione delle sue scelte politiche; durante questo periodo Lorca esprime il suo appoggio alle esperienze politiche popolari ed anti-autoritarie, scontrandosi decisamente contro la falsa immagine bucolica e popolare che poi il regime franchista si affretterà a dare di lui.
Politicamente il poeta di Granada è repubblicano, anti-franchista, contrario alla Spagna tradizionalista e cattolica (che in lui non vede altro che un sodomita), molto vicino ai governi repubblicani del Fronte Popolare del 1936, di cui si fa assiduo sostenitore durante la campagna elettorale, cantando la loro vittoria come quella della «riconquistata repubblica». Non esita, d’altra parte, a condannare la violenza politica del biennio conservatore, violenza di cui poi finirà lui stesso vittima. Così come la sua vita è dominata da estreme certezze, così la sua fine è dominata da enormi lacune. I dubbi che ancora oggi avvolgono la sua morte non hanno permesso di rintracciare con precisione la localizzazione del suo cadavere. Nel luglio 1936 lo scrittore di Granada decide di far ritorno, sconsigliato dai suoi amici, ben più consapevoli dei pericoli che stava correndo, per qualche giorno nel suo paese natìo. La situazione politica di quei mesi e di quell’area è incandescente. Una settimana dopo il suo arrivo scoppia la rivolta della guarnigione militare di Granada, caduta nelle mani dei nazionalisti il 20 luglio, solo pochi giorni dopo le rivolte di Medilla e Ceuta, con cui il generalissimo Francisco Franco ha dato il via al golpe militare. Garcia Lorca cade così vittima della repressione iniziale che colpisce indiscriminatamente non solo gli oppositori politici ufficiali del Fronte Popolare, ma anche tutti i simpatizzanti e sostenitori degli ideali repubblicani. La sua fine si sarebbe consumata tramite fucilazione presso Viznar, uno sperduto villaggio rurale, in una polverosa strada in quella campagna tanto amata dallo scrittore. È l’alba del 19 agosto 1936. L’esecutore materiale dell'assassinio, Juan Luis Trecastro de Medina, si è poi a vantato in un'osteria di averlo ripetutamente crivellato di colpi, facendo scempio del suo cadavere, sparandogli addirittura sul sedere, per disprezzo alla sua condizione, prima che qualcuno gettasse il cadavere in una fossa comune. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.
La sua morte è rimasta per diverso tempo avvolta nel mistero.
La stampa controllata dal regime certo non ha aiutato a chiarire la verità, temendo che la notizia dell’uccisione del massimo poeta spagnolo potesse portare il popolo alla rivolta contro l’ordine costituito; cosi le più diverse notizie e versioni si sovrapposero, pubblicate dalla compiacente stampa di regime: il suo cadavere ritrovato un po’ in ogni dove, addirittura la sua presenza a conferenze, dubbi sulla matrice dell’assassinio, la diffusione della falsa notizia di un assassinio interno alle frange di sinistra... qualsiasi storia torna utile per alimentare il dubbio e l'incertezza sulla vicenda, sui reali mandanti, sulle responsabilità politiche; si arriva perfino al paradosso dei riconoscimenti pubblici della “Falange”, che si mette a lodare un Lorca diventato compagno camerata, portatore di comuni sani valori, prendendo, allo stesso tempo, le distanze da questo vile assassinio. In pari tempo il regime franchista, tramite i fedeli mezzi di comunicazione, asseconda la diffusione sul territorio nazionale di un libello diffamatorio e delle relative supposizioni, nel quale si riconduce il delitto di Lorca ad un movente passionale, ad un banale scontro tra omosessuali, cancellandone così la matrice politica ed ideologica, ormai palese a distanza di anni. Tali supposizioni e voci malevole non possono sminuire il valore universalmente riconosciuto di Federico Garcia Lorca, un intellettuale con una coscienza civile come pochi del suo tempo, che ha pagato fino all'estremo sacrificio la scelta di decidere come esistere e in quale mondo vivere.24
24. Il brano è una sintesi di Wikipedia, Federico García Lorca e L. De Francesco, Federico Garcia Lorca. L’osservatore andaluso di una dittatura, InStoria, n° 79, luglio 2014.

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