21 Novembre 2024

1. VITA E OPERE

«Rendo omaggio a Lenin come a colui che ha dedicato tutte le sue forze alla realizzazione della giustizia sociale, sacrificando a questo fine la propria individualità». (Albert Einstein, 1929)3
Iniziamo con una biografia di base, per la quale riportiamo la voce offerta dalla Treccani4:
«Figlio di un ispettore scolastico, la sua giovinezza fu segnata dalla vicenda del fratello maggiore Aleksej, arrestato e impiccato nel maggio 1887 per aver partecipato alla preparazione di un attentato contro lo zar Alessandro III, episodio che lo convinse dell’erroneità della pratica rivoluzionaria dei populisti che intendevano sollevare i contadini compiendo atti terroristici esemplari. Espulso lo stesso anno dall’università di Kazan′ (si laureò in giurisprudenza a San Pietroburgo nel 1891), visse dal 1889 al 1893 a Samara, poi a San Pietroburgo, mentre, attraverso ampi studi di politica ed economia, maturava l’adesione al marxismo e iniziava a delineare nella polemica contro i narodniki (populisti) e nell’analisi della struttura economica russa la sua concezione del processo rivoluzionario; è di questo periodo il saggio Che cosa sono gli ‘amici del popolo’ e come lottano contro i socialdemocratici? (1894). Reduce da un viaggio in Svizzera dove conobbe G. Plechanov, nell’autunno 1895 fondò a San Pietroburgo il circolo “Emancipazione del lavoro”, per l’unificazione dei gruppi rivoluzionari, ma nel dicembre venne arrestato e scontò quattordici mesi di carcere e tre anni di esilio in Siberia; qui sposò N. Krupskaja e si concentrò negli studi di economia e storia che culminarono con Lo sviluppo del capitalismo in Russia (1899), saggio che descrive la singolarità della formazione economico-sociale russa (con particolare riguardo alla questione agraria) facendone derivare una specifica strategia rivoluzionaria. Nel 1900, costretto all’esilio, si trasferì a Monaco di Baviera e infine a Zurigo, dove raggiunse Plechanov e L. Martov con i quali fondò il periodico Iskra (“Scintilla”) allo scopo di diffondere il marxismo in Russia e riorganizzare il Partito operaio socialdemocratico russo. Ma presto emersero tra i socialisti russi rilevanti contrasti a carattere organizzativo e strategico, e al secondo congresso (Bruxelles-Londra, 1903) Lenin guidò la frazione che risultò maggioritaria (e fu quindi detta bolscevica, dal russo bolše, “di più”), sostenendo la necessità di un partito fortemente centralizzato, diretto da rivoluzionari di professione, tesi che approfondì e sviluppò negli anni seguenti, con gli scritti Che fare? (1902), Un passo avanti, due indietro (1904), Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica (1905). Rientrato in Russia alla vigilia della rivoluzione del 1905, fu costretto nuovamente a fuggire dopo la sconfitta del movimento insurrezionale e lo scatenamento della repressione zarista (1907).

Iniziò allora il secondo periodo di esilio, quasi decennale, durante il quale si impegnò a riorganizzare, sul piano sia teorico che pratico, la frazione bolscevica (che nel 1912 si sarebbe costituita in partito indipendente). Al congresso dell’Internazionale del 1907 presentò e fece approvare, insieme a Martov e R. Luxemburg, una risoluzione sulla guerra in cui si sosteneva che, qualora il proletariato non fosse riuscito a impedire lo scoppio di un conflitto internazionale, sarebbe stato suo dovere “intervenire per porvi fine al più presto, e sfruttare con tutte le forze la crisi economica e politica […] per accelerare la caduta del dominio capitalistico”. Nel 1908 scrisse, a Ginevra e a Londra, Materialismo ed empiriocriticismo (pubblicato a Mosca nel 1909), per attaccare il tentativo di revisione filosofica del marxismo intrapreso da Bogdanov e da altri esponenti della socialdemocrazia russa. Allo scoppio della guerra mondiale, in Svizzera, denunciò il fallimento dell’Internazionale e aprì una durissima polemica con i partiti socialisti europei che, tradendo lo spirito dell’internazionalismo, avevano sostenuto lo sforzo bellico dei rispettivi governi; contribuì dunque all’organizzazione delle conferenze di Zimmerwald (1915) e Kienthal (1916) nelle quali sostenne la necessità di trasformare in rivoluzione la guerra imperialista e l’edificazione di un nuovo internazionalismo socialista.
In questi stessi anni scrisse Imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916). Scoppiata la rivoluzione di febbraio, raggiunse la Russia nell’aprile 1917 con i più stretti collaboratori in un treno speciale autorizzato dal governo tedesco ad attraversare la Germania; pose subito all’ordine del giorno l’abbattimento del governo Kerenskij facendo leva sullo sviluppo del dualismo di potere che si stava manifestando in modo vistoso per impulso dei soviet; propose di rinominare l’organizzazione “Partito comunista (bolscevico) russo” (Tesi di aprile). Rifugiatosi in Finlandia per sfuggire all’arresto, nell’agosto 1917 scrisse Stato e rivoluzione in cui riprendeva e sviluppava le idee di Marx sulla dittatura del proletariato e sulla trasformazione rivoluzionaria dello Stato nell’autogoverno dei produttori (che egli intendeva attuare attraverso il movimento dei soviet), mentre dalla clandestinità preparò la seconda fase della rivoluzione ponendo gli obiettivi della pace immediata, della distribuzione della terra ai contadini e del passaggio del potere ai soviet. Capo del governo dei commissari del popolo dopo l’insurrezione del 7 novembre 1917, accettò le gravi clausole imposte dalla Germania per la firma del trattato di pace (Brest-Litovsk, marzo 1918) scontrandosi anche con un’opposizione interna al partito favorevole alla continuazione della guerra (Trockij e N. Bucharin), mentre il paese, già stremato dal conflitto, sprofondava in una sanguinosa guerra civile (nel 1918 lo stesso Lenin fu ferito in un attentato eseguito da una socialista rivoluzionaria). Sono di questi anni vari scritti di politica internazionale quali La rivoluzione del proletariato e il rinnegato Kautsky (1918), che apriva una polemica con il socialismo riformista prelusiva alla fondazione dell’Internazionale Comunista (1919), e Estremismo malattia infantile del comunismo (1920), in cui criticava il settarismo di alcuni dei partiti dell’Internazionale. Colpito da paralisi nel maggio 1922, continuò a seguire dal soggiorno di cura a Gorkij, nelle vicinanze di Mosca, gli sviluppi dello Stato sovietico, impegnando il suo enorme prestigio soprattutto nella lotta all’incipiente burocratizzazione del partito e dello Stato […]. Da una nuova paralisi non si sarebbe più ripreso».
Infine riportiamo un aneddoto, per far capire quale tipo di personalità e umanità caratterizzasse Lenin. Elisavela Drabkina, che fu segretaria del dirigente bolscevico Sverdlov, racconta in un suo libro di memorie (Racconti su Lenin) che nell’anno 1917, prima della rivoluzione, si occupava di un gruppo di bambini di famiglie molto povere:
«Cominciò a piovere. Feci riparare i ragazzi sotto la tettoia e li misi a disegnare. Due fogli, disegnati da un bambino di nome Alioscia Kalionon, mi colpirono. Vi si ripeteva più volte lo stesso motivo: in basso macchie squillanti di colore che facevano pensare ad uccelli favolosi e in alto, uguale per tutti i disegni, un quadrato azzurro-sporco, geometricamente esatto, sospeso nell’aria. Sapevo che le macchie rappresentavano dei fiori, me lo aveva detto Alioscia. Ma come mai questi fiori erano così strani? E cosa significava quel misterioso quadrato? Decisi di consigliarmi con Nadžeda Konstantinovna (la moglie di Lenin) – Vallo a trovare, mi disse. Giunsi ad una vecchia casa malandata di sei piani. Mi trovai di fronte una stanza angusta con una sola finestra. Sul letto, sotto una lacera coperta di stracci, dormivano tre bambini in tenera età. Guardando fuori dalla finestra vidi in alto quello stesso quadrato di cielo azzurro-sporco che Alioscia aveva raffigurato nei suoi disegni. Il ragazzo non era mai uscito dal suo quartiere. Non aveva mai visto i fiori. La madre faceva la lavandaia. Lavorava dal mattino alla sera per sfamare le sue quattro creature. Raccontai tutto ciò a Nadežda Konstantinova. Sulle sue guance rotolarono grosse lacrime silenziose. Il giorno dopo mi fece sapere che in serata avrei dovuto recarmi da Vladimir Il’ič. Quando entrai, Vladimiri Il’ič stava scrivendo. Tirai fuori i disegni di Alioscia. Lenin li esaminò. – Ecco – esclamò con rabbia, indicando la tappezzeria di seta rosa e il soffitto di marmo - perché la mantenuta dello zar vivesse in questo lusso, Alioscia è stato privato dell’infanzia. Preso un foglio di carta, annotò quanto andava fatto per i miei ragazzi: assolutamente (sottolineò questa parola due volte) portarli almeno una volta fuori città, al Giardino d’Estate, procurare dei giocattoli e delle palle; esaminare con gli abitanti del quartiere la possibilità di installare delle aiuole e di piantare dei fiori nel campo giochi.
Pochi giorni dopo si verificarono i fatti del 3 e del 5 luglio. Vladimir Il’ič fu costretto a nascondersi per sottrarsi all’arresto. Ero certa che Vladimir Il’ič, avendo ben altre cose cui pensare, si fosse dimenticato di quello che voleva fare per i miei ragazzi. Quale non fu la mia meraviglia quando verso la fine di luglio Nadežda Konstantinovna mi disse che la domenica seguente avrei dovuto radunare i bambini per andare con loro a Mustamiaki. Alla stazione di Finlandia ci attendeva un vagone vuoto, che i compagni ferrovieri avevano messo a nostra disposizione. Fu agganciato al primo treno in partenza… E tutto grazie a Vladimir Il’ič! Pensate, in una situazione come la sua, solo, in una capanna sperduta, sapendo che da un momento all’altro poteva essere preso e massacrato, lavorando dalla mattina alla sera ai suoi libri, ad articoli e opuscoli, dominato dal pensiero del destino della Russia e del movimento operaio internazionale, si preoccupava di regalare a una cinquantina di bambini proletari una giornata di felicità!»5
3. A. Pais, «Sottile è il Signore..».. La scienza e la vita di Albert Einstein, Bollati Boringhieri, Torino 1986, p. 24.
4. Enciclopedia Treccani, Lenin, in Dizionario di filosofia, 2009, disponibile su http://www.treccani.it/enciclopedia/lenin_%28Dizionario-di-filosofia%29/.
5. Citato in A. Calcidese, Lenin e la Rivoluzione Russa, Centro di Cultura e Documentazione Popolare, 21 aprile 2010, disponibile su http://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/custad21-006673.htm.

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